Le erbacce crescono ovunque, testimoniano a noi le condizioni che abbiamo sotto i piedi senza saperlo: esposizione, umidita', terreno argilloso o sabbioso e vengono dal binario vicino o dal deserto portato nel risvolto dei pataloni della vacanza, da poco o da molto tempo, persino secoli di distanza. Sono, a quanto pare, l'impossibilita' d'arresto della vita ed alcuni la chiamano Liberta', altri ne hanno paura.
Albrecht Durer disegna la sabbia nella clessidra giunta a meta' del suo corso, nella sua Melancolia. E' l'anno 1514, ha 40 anni, piena maturita' a quel tempo, forse pero' sentita quale meta' della propria vita.
In un altro momento, anni prima, Albrecht si sdraiava in un campo, appoggiava la testa, seguiva i filamenti d'erba... chissa' se aveva paura dei ragni; lo spazio bianco del cielo si macchiera' di giallo nello spessore della pergamena ed allora sembrera' la pagina di un erbario e la terra, sotto, il fango dalle radici pressate... ma qui c'e' il campo su cui e' sdraiato, non un erbario ed il cielo e' bianco perche': "... tanto, che importa farlo azzurro!"; i nomi latini delle piante li conosceva, difficili da ricordare anche per lui; l'Estate il campo e' bellissimo; "... Porto a casa la zolla?...".
Dipingere, dipingere, dipingere, cosi' che lo sguardo non si perda in cose non fissate per sempre. Cosi' che ancora una volta lo sguardo non sa semplicemente passare sulle cose, scorrere.
La Grande zolla e' una piccola porzione di terra che diventa grande perche' scelta nel foglio che misura 31cmx40cm. Una dichiarazione d'amore, simpatia, serenita' difesa. E' il 1503.
Ma forse non e' questione di giovinezza o vecchiaia. Comunque, in un altro momento, Durer ferma la sabbia a meta' del suo corso, per sempre, perche' l'inchiostro nell'incisione non scorrera' mai oltre, non spingera' i granelli verso il basso.
Mi piacerebbe che lo sdraiarsi nell'erba fosse diventata abitudine per lui, un po' di piu' e si fosse lasciato cadere da quell'altezza da vertigine di 30 centimetri dell'erba dalla quale si puo' soltando apprendere a cadere, come anche Leopardi apprese nella dolcezza che l'infinito aveva ormai insegnato al suo sguardo.
Albrecht Durer sceglie gli esseri piu' confusamente inutili, arbitrari e pure temuti, usati da farmacisti e streghe, messi a volte al bando. Guarda, sceglie e rende grande. Non gli fanno paura, scorrono e poiche' lo fanno senza un piano preciso e' bene conoscere queste piantine lentamente, prendersi tempo, magari aiutandosi con gli acquerelli, veloci e leggeri, pur sempre aiutandosi con il disegno. Segnare dove si e', costantemente, anche in un campo l'Estate e, piu' avanti negli anni, fissare a che punto si e' del percorso (sembra inevitabile per chi vive quaggiu').
Ecco qual e' l'importanza delle erbacce: farsi accogliere come compagne, perche' marcano il vuoto, lo rivelano a noi e dicono: "buon viaggio".
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