mare .141

C'e' un giardino a Napoli che il mare forma davanti alle finestre facendo surfare i semi sulla spuma finche' non si raccolgono i frutti, un po' a coda di volpe, un po' a retina di foglie, un po' a forma di S, quei dolcini di Burano che fanno addormentare bene e fanno della distanza geografica un buffetto.

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il pugile greco .138

Lo sguardo si volge a destra verso l'alto, sta ascoltando qualcuno che gli parla, l'allenatore o un compagno che lo chiama. Distratto. Un amico mi manda un breve video del pugile greco con i tagli dei guanti ferrati di inserzioni di rame, rosso. Fermare nel bronzo un attimo d'assenza d'eroismo che restituisce il giovane pugile alla sua umanità, per sempre. Per sempre gli e' resa giustizia. Con un movimento totalmente privo di volontà e potere la vita entra nel metallo attraverso il gesto più inatteso che la figura rappresentata potrebbe mai fare in vita.

   È questo il carattere rivoluzionario del quotidiano che rende giustizia alla prigionia rispetto ai miti che i ruoli sociali assegnano agli esseri umani, i miti dei rapporti di potere in cui il mondo si struttura. Non c'e' piu' pugile, combattimento, sport.

   Il carattere rivoluzionario del linguaggio e la sua espressione sono in quel movimento distratto. Lo scultore ha smascherato il mito e dato voce a questo carattere trasmettendolo alle generazioni come il mordente più intimo del bisogno di giustizia, mettendo nella sua materia la lima che il carcerato trova nel pane.

   Non ho mai amato il pugilato, ma i pugili mi sono simpatici e non so cosa c'entri il pugilato con il fare giardini, eccetto che le mani dei venditori di fiori di Columbia Road somigliano alle sue.

per te .136

Gli esami non finiscono mai, come sa chi studia medicina. Sentire pero' che i 16 anni sono di nuovo li' a fare capolino, per chi come me pensava di avere gia' finito la scuola, e' davvero inatteso e sono curioso.
   
   Cosi' spunta Richard Mabey con "Il taccuino del naturalista", un libretto meraviglioso sull'inevitabile piega soggettiva che lo sguardo scientifico sul mondo naturale puo' a volte prendere. E' cosi' per i poeti ed e' cosi' per gli scienziati. Alcuni almeno.

   Come fare a conoscere il canto dell'usignolo se non si ascolta la registrazione della BBC del violoncello che canta insieme all'usignolo?! Come fare a conoscere il volo del cormorano se le lenti del binocolo non trattengono l'odore dell'erba macilenta delle pianure acquitrinose, oppure, come si fa a conoscere l'Arte della cura se non si apprende a sorridere al sorriso che vuole nascere nell'animale malato?

   Di questo, o quasi, parla il piu' grande naturalista inglese. Saltava di fosso in fosso quando era giovane, come gli uccelli di ramo in ramo ed altre creature di spiaggia in spiaggia e cosi' la somiglianza puo' permettere di intendere di che cosa siamo fatti.

   Gli uccelli si dice cantino per comunicare, si dice anche che sia per orientarsi, altri dicono che sia per il semplice piacere di farlo... non lo sappiamo con certezza, possiamo approssimare soltanto. E l'approssimazione viaggia sulle ali della sorpresa, laddove lo sguardo si riposiziona e riesce a trattenere l'odore dell'erba e per la prima volta allora qualcosa di nuovo succede, proprio li', in quel luogo specifico, diversamente da altri luoghi dove non ci si era accorti di nulla prima, perche' e' li' che l'erba ha quell'odore ed e' li' che il cormorano che di essa ha bisogno ci informa di una cosa nuova.

   Diventa poi tutto infinitamente piu' grande se pensiamo che nell'aria esistono fili di sostanze chimiche che tessono relazioni non solo nell'ambito di una stessa specie, ma anche da una specie ad un'altra... da una foglia ad un animale! Forse allora quegli occhi, orecchie, nasi e mani che insieme non riescono a lasciare la soggettivita', nell'appoggiare il binocolo a terra, sono proprio i sensori con i quali quelle frequenze entrano in allunisono d'ascolto.

   Sono curioso di seguire questa creatura di spiaggia in spiaggia, chissà cosa ha da dire!

"garden me" / A writing about a wished frontier for the natural gardening

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Ecological Planting Design

Ecological Planting Design

Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents/ Successional Planting / Self seeding
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Selection of the right plants for the specific site.
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.