beh... quasi .125

Una volta, tanto tempo fa, occorreva costruire un muro per difendere un giardino, ora invece che tutto e' aperto, occorre costruire una condivisione sull'uso delle cose che lo riguardano per difendere un giardino. E' affascinante questa inversione di prospettiva del prendersi cura delle cose, ma e' certo piu' difficile creare il consenso intorno ad un uso delle cose comuni che differisca dalla consuetudine in cui quell'uso si e' sedimentato.

   Tagliare l'erba e' costoso e non sostenibile per piu' di una ragione... estetica in primis, pero' va tagliata. Sono quindi molto felice di vedere come la mia citta' sia attenta a condurre uno sfalcio differenziato nei vari, tanti, luoghi verdi che possiede. Poi c'e' la signora che telefona all'ufficio comunale e chiede di tagliare l'erba davanti a casa... le viene spiegato che la pioggia anomala di questo inizio primavera non ha permesso lo sfalcio nel periodo consueto... e lei risponde: "Beh... venite con il phon."

   ...

   Credo dunque si possa creare un consenso sul fatto che l'erba alta possa essere tagliata con maggior disinvoltura.

just around the corner for you .124















I fiori del giardino del Barco possono crescere indisturbati nell'erba alta per questa ed altre cinque Primavere. L'Adozione Verde si rivela in questi giorni una verifica di come le persone accolgono un paesaggio apparentemente inconsueto che si mostra davanti a loro sicuramente per la prima volta dopo tanti anni: l'erba alta ed i fiori selvatici tra i quali camminare ininterrottamente dalla Primavera all'Estate... certo, se uno vuole!

   E' una verifica di come potrebbe essere il paesaggio urbano ad ogni Primavera e che, ad ogni Primavera, non fa' in tempo a prendere forma se lo sfalcio si pone indifferenziato ed omologante. Quel "come potrebbe essere" significa ritrovare una familiarita' con qualcosa di inconsueto e stupirsi di quanto esso sia dietro l'angolo.

   Nel corso della storia i giardini sono stati creazioni nelle cui forme trovavano la propria rappresentazione idee dominanti. Le idee cambiavano ed i giardini cambiavano come altrettanti loro teatri. Viene da domandarsi quale possa essere l'idea dominante oggi, l'idea alla quale nessuno di noi riesce a non rivolgere almeno un pensiero ogni giorno. Forse tutti noi possiamo rispondere: l'urgenza ecologica. Ed allora la domanda e': quale giardino puo' essere la piu' intima rappresentazione di tale idea?

   Mi viene da pensare che forse il giardino contemporaneo va pensato proprio in riferimento ad un modo sostenibile di gestire lo spazio, piu' che ad una forma... e che forse, proprio come risultato di tali pratiche, la sua forma trovi vita come quell'insieme di elementi eterogenei ed insoliti, apparentemente imbarazzanti anche, che pero' meglio riescono a rappresentare le cose che piu' ci stanno a cuore.

   Il rischio di non ascoltare questa urgenza e' che il giardino non rappresenti piu' nulla, non abbia piu' alcun significato e si ripeta in forme prive di contenuto intorno alle quali non faccia in tempo a formarsi quel senso di comune condivisione presso cui si formano e trovano senso i diversi aspetti del nostro rapporto con la Natura.

   Il giardino allora si porrebbe come una rovina al suo nascere, come fosse un reperto di archeologia, privo di vita. Il grande Stirling lo aveva espresso bene riguardo alle architetture. Io non ho fatto altro che copiare!

Albrecht o Albert? .122

Il 14 Maggio e' la data della lezione alla Biblioteca Bassani che si aprira' con "La grande zolla" di Durer e si chiudera' con "La grande zolla" di Durer... praticamente stara' ferma davanti a quei ciuffi d'erba alta.

   Vorrei infatti che quei ciuffi d'erba, nell'arco dell'ora a disposizione, diventassero da negletti, normali ed infine una sorta di "la cosa piu' bella del mondo" che si abbia voglia di andare a vedere non appena fuori dalla biblioteca. E trovare quella bellezza ovunque, cosi' che ci si stupisca ovunque.

   E' questione di upbringing -che puo' tradursi: "educazione nei primi anni di vita"- scriveva il 21 Dicembre 1978 il grande Christopher lloyd. E se sei cresciuto correndo tra i fili alti dell'erba, non ne puoi piu' fare a meno per tutta la vita.

   ... Ma io non sono cresciuto tra i fili alti dell'erba... gia'... ma l'ho dimenticato e mi sono appassionato. Deve essere stata l'impressione lasciatami, nelle mie prime passeggiate al bosco di Hampstead Heath, dallo spazio di rispetto di erba alta non falciata lasciato alla base del tronco degli alberi. Era simile all'erba alta non falciata delle fotografie del libro che ho comprato di un tal Piet Oudolf e nel libro visto di questo signor Lloyd e lungo le copertine degli scaffali della libreria Foyles dove tutte le persone si incontravano a condividere la bellezza di quello spazio di rispetto di erba alta non falciata.

   Si tratta di costruire condivisione intorno ad alcuni punti. Fosse anche solo questo punto dell'erba alta a passare, sarei felice.

   Il fatto e' che passera'. Tutti saranno contenti di essersi appassionati nell'arco di un'ora a qualcosa che hanno sempre amato moltissimo, fin dalla prima volta in cui ne avevano visto la fotografia nel libro di storia dell'arte... avevano 13, 14 anni... erano alle scuole medie ed il nome Albrecht era piu' difficile da pronunciare del nome Albert.

planted .121

Piantare 18 alberi da frutta, devo dire, stanca ed oggi ero abbastanza stanchino. Non capisco perche' se un cantiere ha avuto luogo in un punto, i suoi resti perdurino in un'area ampia almeno il doppio... ma cosa fanno i costruttori, lanciano i mattoni in giro alla fine dei cantieri?! Non capisco, non sanno forse quanto e' faticoso poi, nel futuro, magari trent'anni, cento anni dopo, scavare una fossetta di 40 centimetri per un Malus domestica 'Abbondanza', non meno faticoso certo dello scavare un'altra fossetta di 40 centimetri per una Cydonia oblonga, figuararsi per altre 16 piante... non meno faticoso comunque del portare acqua con due bottiglie da 2 litri dalla fontanella distante 50 metri, ma questo e' un altro discorso.

   Il "Giardino di frutta" al grattacielo di Ferrara, detto anche "Giardino ben temperato" dalla temperanza con la quale i cittadini l'hanno voluto... e' nato.
   
   Detto anche "Giardino ben temperato" dal titolo del grande libro di giardinaggio di Christopher Lloyd. Il quale Christopher Lloyd viene menzionato dai garden designers perche' e' morto e quindi e' l'icona, cristallizzata per sempre nell'Olimpo dei giardini, legittimante senza alcuna possibilita' di controbattere. Chissa' se io sarei accolto positivamente dal vecchio Peter Pan o se la sua crudelta' da enfant gâté si sarebbe abbattuta su un pivello che si mette a dare 4 litri d'acqua con delle bottiglie d'acqua... sarebbe comunque contento della scelta di piantare alberi da frutta!

non c'e' bisogno di ortiche .120

Mi e' stato chiesto di parlare di quello che sto facendo nell'area verde del quartiere Barco della mia citta', Ferrara: il piccolissimo bosco.

   Il bosco del Barco e' troppo piccolo per essere un bosco ed e' abbastanza grande per partire da li' ed immaginare qualcosa di forse ancora piu' ricco di un bosco, grazie ad un colpo di fortuna.

   E' di questo, dunque, che parlero'.

   A piantarlo non sono stato io. Io sono semplicemente arrivato qualche tempo dopo a leggerlo a mio modo. E' quasi nulla, ma occorre spiegare di che cosa questo "quasi nulla" e' fatto perche' la lettura di un tale luogo divenga un modo nuovo di guardare gli spazi verdi delle nostre citta'. E certo questo non e' un modo inventato da me, perche' a mia volta l'ho appreso da qualcuno, altrove, un po' piu' vecchio di me.

   La fortuna di avere a disposizione uno spazio verde che non ha ricevuto le tradizionali cure ricevute dalle piantumazioni durante i primi anni, risiede nella possibilita' di usare tale spazio come esempio di un nuovo tipo di relazione tra il verde urbano ed il suo pubblico. Un pubblico che si fa nuovo, rinnovato da un diverso approccio al verde cittadino, grazie alla comprensione del significato ecologico che si da' alle pratiche di gestione degli spazi verdi. Occorre imparare ad accogliere l'ecologia nelle pratiche estetiche del vivere quotidiano, cosi' che il bello ed il buono siano un solo desiderio condiviso.

   "Non c'e' bisogno di ortiche" e' il titolo di un libro di Ken Thompson, professore di botanica all'Universita' di Sheffield. Non c'e' bisogno infatti di tenere le ortiche in giardino per avere un giardino ricco di uccellini cantanti. RassicuriamociThompson, K. (2006) No Nettles Required: the Reassuring Truth about Wildlife Gardening. Eden Project Books (a division of Transworld Publishers), London (paperback published 2007)

   Incuria custodita ed incuria creata si incontrano nella formazione di spazi ricchissimi dal punto di vista del valore ecologico, ovvero della ricchezza delle specie vegetali ed animali presenti. La varieta' vegetale ed animale custodita da tali spazi non necessita di grandi dimensioni, bensi' di un "come" di gestione.

   Tale ricchezza diviene abitudine pubblica ed i principi di tale gestione diventano di dominio pubblico veicolati dall'esperienza estetica della convivenza con questo tipo di spazi. L'esperienza pubblica di tale tipo di approccio alla gestione di un area verde permette la diffusione di elementi che vanno ad arricchire i singoli spazi privati, fino a giungere in ultima istanza, ad arricchire l'intero spazio verde di una citta'.

   L'intera citta' e' un grande unico giardino dato dalla sommatoria dei suoi piccoli giardini. Ecco perche' un minimo spazio e' sempre troppo piccolo ed abbastanza grande.

   Quello che sto facendo e' in verita' quasi nulla. Era quello che mi diceva, quando ero piccolo, un restauratore di sculture lignee che al tempo in cui il restauro consisteva per lo piu' in rifacimenti mimetici marcati da segnetti rivelatori dell'intervento, seppure rispettando tale scuola di pensiero, metteva mano alle sculture che i clienti gli affidavano garantendo che il legno non si deteriorasse. Tutto qui. La patina veniva salvaguardata dopo una prima pulitura leggera che rivelava gli strati inferiori laddove il tempo aveva gia' fatto riaffiorare ogni singolo strato successivo. La scultura era dunque un pezzo di legno dalla forma di angelo o madonna nel mare ondulato delle cui pieghe venivano a galla un azzurro, un oro. Il tempo e' questo colpo della fortuna di cui parlo all'inizio. Poi noi facciamo il resto.

"garden me" / A writing about a wished frontier for the natural gardening

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Ecological Planting Design

Ecological Planting Design

Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents/ Successional Planting / Self seeding
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Selection of the right plants for the specific site.
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.