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Di questo parlano le pagine che seguono: di un giardino e di come ci si arriva, degli strumenti per crearlo e del quando, di come riconoscerlo per non perderlo di vista ed anche di come perderlo di vista una volta trovatolo. Lungo il cammino ci si ritrova sempre allo stesso punto, un po' piu' aperto, un po' piu' chiaro ed e' di questo che parlano le pagine che seguono, le quali non hanno una successione di racconto perche' ognuna di esse e' un racconto compiuto, un giardino compiuto che qui comincia.




Ho letto un nuovo libro, un libro per bambini che racconta di un giardino. I caratteri grandi per i bambini che cosi' non si stancano e neppure si spaventano. Ed eccoli entrare nel giardino.

   Saranno i grandi a pensare in termini di segretezza, mistero ed avventura i giardini oppure e' realmente quella la dimensione del giardino nella quale grandi e piccoli si incontrano?

   Ora che sto passando alcune ore delle mie giornate al rettangolo verde mi domando da dove venga questa attrazione per cio' che nasconde la vista nella trasparenza delle sue foglie. Perche' e' di questo che si tratta, quasi fosse il nome di uno stato d'animo.

   Forse esiste un capitolo di un libro di psicologia che recita: "Di cio' che nasconde la vista nella trasparenza delle sue foglie. Capitolo Quarto", non mi stupirei. Deve essere un bisogno di vivere quel selvaggio che ci scorre nelle vene e che si libera in noi nell'incontro con l'ombra, l'incognito, cui noi offriamo il nostro cuore come fosse un balsamo d'amore per il ricongiungimento con la persona amata che non si conosce ancora e che proprio per questo riassume in se' ogni bene.



   Il giardino e' il luogo d'artificio, sospeso nel tempo e nello spazio, in cui, per tutto cio' che non puo' essere nel Mondo, viene garantita la possibilita' di esistenza. Cio' che non e' possibile nel Mondo oppure cio' che viene escluso dal Mondo oppure cio' che e' finito per il Mondo.

   E' allora il luogo in cui il vissuto torna in vita oltre la semplice memoria, perche' i profumi, le luci e le ombre sono piu' eloquenti e tutto cio' che e' stato e' di nuovo li' o meglio noi siamo di nuovo identici a cio' che siamo stati.

   E' l'unita' della nostra vita, l'unita' del nostro intero essere, l'insieme della nostra infinita insondabile, ricchissima complessita', a trovare nel giardino la propria possibilta'. Certamente affidata al caso, all'incontro, ma in un luogo preciso, fermo.

   Il giardino e' la chance che la vita ci offre di tornare nel pieno possesso delle nostre facolta' fisiche, mentali e spirituali insieme. E' il luogo della nostra unita'. Il Mondo poi deve dividere, separare, decidere come esistere. Il giardino ci permette di essere ancor prima di esistere.

   Questo unisce i grandi ed i piccoli: i piu' piccoli, l'andare alla scoperta di vie che non conoscono ancora ed i piu' grandi il ritrovarsi sulla via dello stupore, che tutte le vie scoperte raccoglie. La scoperta e lo stupore sono gli strumenti che l'uomo ha per rendere commensurabile il vuoto che lo circonda, l'ignoto e farseli amici.

   Il giardino e' dove le nostre paure si sciolgono e questo perche' il giardino e' una foresta addomesticata, perche' l'ombra del giardino e' piu' piccola dell'ombra della foresta, ha la nostra misura, e' commensurabile alla nostra mano che si avvicina al ramo o al fiore.

   Mi domando se non sia questo ad associare il possibile al giardino e dunque la segretezza, il mistero e l'avventura come i molteplici volti del possibile. 



   Se e' cosi', allora, il giardino e' un talismano. Un talismano aperto sotto il cielo. L'uomo non ha piu' un oggetto da tenere in mano, ma un luogo. Dalla piazza alberata, al parco, dal giardino del retro di casa al giardino selvatico cresciuto negli interstizi della metropolitana la vita riprende il proprio corso rinnovata, ripulita, di nuovo con una misura, la nostra misura, la misura di tutta una vita che emerge, da chissa' dove nella nostra biografia, come unita' del nostro sentire nell'attimo presente.

   Il giardino e' il luogo fisico in cui si rende possibile quell'assenza di spazio e tempo che piu' intimamente e' identica all'unita' spirituale che anima l'uomo, che ha la durata di una vita ed e' identica all'attimo del respiro. Chiamatelo incanto, se volete.

   E' una verifica. Quando si esce dal giardino occorre fare conti logici con cio' che abbiamo ritrovato di noi stessi che non ricordavamo piu'. Si puo' anche ritornare nel giardino, fare esercizio, farne anche l'abitudine ed anche provarne piacere. Si puo' solo migliorare ed e' di questo che parlano le pagine del mio giardino.




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Bosco Claudio Abbado / Ferrara, un bosco in citta'

Nel quartiere Barco di Ferrara, dove il quartiere residenziale entra in tangenza con la grande area industriale a nord ovest della città, nasce nel dicembre 2015 il piccolo bosco dedicato al Maestro Claudio Abbado, il quale si definiva un "giardiniere prestato alla musica".



Il Bosco Claudio Abbado si propone come una libera interpretazione del paesaggio del margine boschivo, vale a dire la fascia di bosco adiacente la campagna dove il livello di biodiversita' e' molto alto. Una fascia di margine boschivo della superficie di 26 metri per 40 metri e' stata immaginata come un'unita' di paesaggio capace di tradurre in ambito urbano la qualita' ambientale del bosco. Il Bosco Claudio Abbado combina due di tali unita' per uno sviluppo di 80 metri andando ad insistere lungo il margine piu' sensibile di Ferrara dove il quartiere residenziale Barco entra in tangenza con l'area industriale a Nord Ovest della citta'. Un bosco lineare di 80 metri con presenza di arbusti associati ad aceri campestri, querce, ontani e olmi, a loro volta associati ad alberi da frutto, cosi' importanti per la ricchezza della nostra ecologia urbana, consentirà di creare una composizione vegetale ad alto grado di complessita'. Questa ricchezza espressa da un'alta densita' di piantumazione coniughera' la valenza di mitigatore ambientale del Bosco con la sua vocazione di parco pubblico per un tipo di paesaggio dove la suggestione estetica e' finalmente informata dall'urgenza dell'ecologia.



Il principio fondamentale in cui dimora la qualita' di un margine boschivo e' la densita' di piantumazione ovvero la quantita' e la distanza relativa delle piante che lo compongono. Questo principio presiede alla qualita' del bosco indipendentemente dalle dimensioni di esso: un grande bosco o un piccolo bosco non importa dal momento che si e' conosciuta la cifra compositiva che ne presiede la qualita'. Veicolato nel progetto, tale principio compositivo consente di proporre la qualita' del bosco a diverse scale di intervento permettendo allo spazio urbano di accogliere brani di paesaggio di grande ricchezza.


Lo possiamo vedere come un esempio di laboratorio in grado di inaugurare un modo nuovo di fare paesaggio nell'ambito degli spazi pubblici delle citta' grazie alla proposta di associazioni di specie arboree cui non siamo abituati, con lo scopo di portare un cambiamento nella visione della natura in ambito urbano presso gli abitanti del quartiere ed i cittadini che andranno a visitarlo.













Un ricordo di Granada e Londra


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"garden me" / A writing about a wished frontier for the natural gardening

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Ecological Planting Design

Ecological Planting Design

Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents/ Successional Planting / Self seeding
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Selection of the right plants for the specific site.
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.