otto e mezzo .52

Quando sono arrivato a Londra mi e' venuta voglia di diventare una rock star. Piet Oudolf al curatore del Garden Museum che gli chiede quale musica voglia al suo entrare in sala conferenze, un giorno di due anni fa, dice: "...Vorrei i Cure.": si chiudeva in quei mesi il mio percorso formativo di garden designer. Ed iniziava il mio percorso da solo.

   Qualcosa e' cambiato rispetto al pubblico che anima il Garden Museum cui Bach e Mozart erano stati fino ad allora assegnati. Si sa, l'istituzione e' li', cosi', perche' attende di essere sorpresa, quasi attenda di essere presa per mano laddove mai da sola si avventurerebbe. Qualcosa e' cambiato rispetto al fare i giardini, dunque.

   In quell'occasione il giardino accoglieva, in un paese apparentemente all'avanguardia come l'Inghilterra, il meglio delle ricerche olandesi: un gruppo di amici si incontrano e ragionano su come rendere piu' sostenibili gli spazi verdi delle citta', attraversano gli anni '80 e dopo qualche esperimento ben riuscito, ricevono il nome -alle loro orecchie un po' imbarazzante- di New Perennial Wave e si affermano come alcuni dei piu' influenti pensatori del giardino semi-naturalistico il cui simbolo puo' essere rintracciato (semplificando, ma e' troppo bella per non diventare tale) la High Line di New York.

   Gli anfibi senza lacci di Oudolf sono olandesi e la scuola di design olandese, come anche la moglie di Oudolf, sono modelle. Non ci si puo' fare niente, dai tappeti antichi e bellissimi davanti ad un camino cinquecentesco sembra che non nasca poi granche'... ed il rock, si sa', e' seducente... Christopher Lloyd era rock, piu' di cosi', nella sua casa dove i tappeti antichi e bellissimi erano volati via in giardino colorandolo come mai quel ceto sociale inglese aveva visto e avrebbe voluto vedere! Caro il vecchietto del giardino inglese che non si staccava mai da sua madre ed e' diventato il piu' dissacrante e libero giardiniere inglese.

   Si incontrano in questo giardino un'urgenza ambientalista ed un'urgenza estetica che insieme hanno bisogno di scuotere cio' che e' stata chiamata la "... soft pornography..." dell'approccio tradizionale al fiore, per aprire la progettazione degli spazi vegetali a cio' che la vita del fiore restituisce alla nostra vita: il tempo. La giovinezza sfugge... e chi se ne infischia! Noi siamo la vita, qualcosa di molto, ma molto piu' esteso, che piu' lo si guarda piu' diventa grande, espandendosi a tal punto che deve essere condiviso... Mi piace immaginare che questo sia l'afflato che muoveva e muove quegli amici.

   Le piante muoiono e noi le guardiamo: i giardinieri di un certo tipo tagliano gli steli secchi, i giardinieri di un altro tipo mantengono gli steli e le corolle dei fiori, perche' le  infinite sfumature di marrone, nero, rosso, grigio, argento con i loro semi, insetti ed uccelli dalle infinite sfumature di marrone, nero, rosso, grigio, argento... non sono cose morte: il fiore, insieme al nostro paesaggio, viene restituito alla vita e dura. Un fiore e' paesaggio ed il paesaggio e' l'immaginazione intorno ad un luogo fisico, che di fisico perde immediatamente le coordinate non appena vi ci ritroviamo dentro, per diventare, appunto, quel paesaggio: paesaggio tout court. Come puo' finire, essere interrotto? Non e' ne' materialmente, ne' immaginificamente possibile.

   Si tratta di aprirsi un poco di piu' a cio' che fa paura, cio' che sembra sporco e non curato, cio' che scuro ed opaco comincia all'ombra di un albero o di un muro, anziche' quel brillante, nuovo, fresco che era stato due mesi prima... ma allora, mettiamoci d'accordo: forse che dei guanti di velluto grigio sono fuori luogo? Ed una cravatta arancio scuro? E si' che perdere l'occasione di associare il blu al marrone, al nero, al giallo ed all'azzurro e' costata ai paesi che non hanno avuto un Paul Smith la perdita di un business da miliardi, che avrebbe fatto bene al paese intero, oltre che al senso di cio' che puo' essere bello dietro l'angolo. Ancora il Rock, erano quelli gli anni.

   Si tratta allora di estendere l'abitudine dello sguardo alla nostra capacita' di scoprire il bello ovunque. Tanto piu' che in giardino il Bello risiede nella sua propria casa, in quel dove in cui dimora anche il Giusto, la' dove gli esseri viventi trovano nutrimento anche l'inverno e la vita il suo ciclo completo.

   Un tempo, la sostituzione stagionale dei fiori dalle aiuole si accompagnava alla sostituzione stagionale degli uomini dalle citta' e dai villaggi da spedire soldati. Le cartoline dei giardini dell'epoca vittoriana mi fanno venire i brividi, non riesco a non pensarci. Certo siamo altrove, ed allora si puo' migliorare. La conquista selettiva e riduttiva di un'immagine di se stessi sempre performante nella quale rispecchiarsi anche d'inverno con il giardino asettico ed il vuoto spinto creato tra pianta e pianta e ramo e ramo, senza alcun suono, a me non piace. Quando il paesaggio e' il tepore della casa che si riflette nel giardino e si puo' amare da fermi un paesaggio che si assopisce e rende i suoi colori e le sue possibili offerte a chi non necessita altro che qualche seme di cui nutrirsi tra i fiocchi di neve, allora sono in giardino.

   Si', l'Italia dei giardini e' indietro perche' in tutta la sua bellezza ha ancora bisogno di mandare al piano superiore le bellezze sfiorite, perche' la bellezza cambia, e' vero e, se vuoi, anche sfiorisce -dopo la sincerita' di 8 1/2 non c'e' piu' la paura ne' l'ipocrisia su queste cose- ma nel frattempo si cresce e si scopre che non si puo' piu' fare a meno del cambiamento in atto e delle sfumature che accompagnano la durata.

   Crescita, disponibilita': tutte conquiste estetiche. Il "percorso da solo" non puo' inventarsi la bellezza, altrimenti perde l'equilibrio, perde la rotta. Puo' soltanto incontrarla, lasciarsi guidare -perche' c'e' gia' tutto, occorre soltanto non escluderlo a priori- senza astrarsi da cio' che esiste intorno, senza escludere le cose che esistono intorno e come queste si tengono insieme nello stesso paesaggio, come queste sfilano insieme sulla stessa passerella, tutte insieme. Ed il film puo' cominciare.

1 commento:

  1. Monday you can fall apart, tuesday wednesday break my heart, thursday doesn't even start, saturday wait! Sunday always comes too late..
    ma appena in tempo per il primo spettacolo. Poi basta scegliere il titolo una volta per tutte, o anche tutte le volte tutte insieme.
    Comunque, se sei felice di andare da qualche parte pedalando e per caso senti "Close to me" (versione del 1985), allora diventi super-felice. Superduperhappy.

    RispondiElimina

"garden me" / A writing about a wished frontier for the natural gardening

................................................

Ecological Planting Design

Ecological Planting Design

Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents/ Successional Planting / Self seeding
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Selection of the right plants for the specific site.
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.