Amaryllis wolfangii. 245
L'amico tedesco Wolfgang mi ha inviato per Natale un bulbo di Amayllis.
La chiamero' Amaryllis wolfangii.
Parco Muddy Waters .244
E' un parco di Ferrara dedicato a Muddy Waters, per il suo blues, credo, fatto di ferrovia, margine della citta', ultime abitazioni e la campagna... una siepe selvatica, da qualche giorno.
Gli abitanti hanno offerto all'amministrazione pubblica l'opportunita' di unire le forze nella cura del parco, scegliendo la forma di intervento piu' consona alle proprie esigenze: piantare una lunga siepe selvatica al margine dove la campagna diventa prato.
Ricordo la fascinazione per il concetto di "limes", il limite, il confine, il bordo, che si fa sempre piu' trasparente e permeabile, mano a mano che la testa lo pensa e lo attraversa, nella propria biografia privata; quello spazio di passaggio immaginario che necessariamente si fa fisico, da cui si puo' passare perche' non c'e' altra legge piu' intelligente per la convivenza di quella che accorda cio' che sta al di qua e cio' che sta al di la', come "cio' che -puo' passare- di qua e di la'.
Immagino gli uccelli fare il nido in alto, a due metri dal piano di campagna e la lepre che si nasconde, per un po', dal troppo vuoto coltivato, dove le volpi non arrivano perche' troppo fitta e' la ramaglia e conviene andare in cerca di qualcosa d'altro intorno... E le persone, che nel confine trasparente della siepe, hanno uno spazio misurato, piu' raccolto, domestico, da abitare.
Cosa c'e' al di la' del muro si domanda il Blues. Il Blues ha muri intorno. Per questo canta. Mi piace pensare che la musica entri in tutto questo, nel suo sfumare da una forma all'altra senza mai perdere la forma necessaria di ognuno dei suoi suoni. La forma di un suono e' proprio cio' che accade quando un segno si deposita sul pentagramma e poi scompare, sia che venga da solo, sia che un altro suono lo segua; questa forma affidata al passaggio da una forma all'altra senza perdersi. Una forma un po' piu' aperta.
Gli abitanti hanno offerto all'amministrazione pubblica l'opportunita' di unire le forze nella cura del parco, scegliendo la forma di intervento piu' consona alle proprie esigenze: piantare una lunga siepe selvatica al margine dove la campagna diventa prato.
Ricordo la fascinazione per il concetto di "limes", il limite, il confine, il bordo, che si fa sempre piu' trasparente e permeabile, mano a mano che la testa lo pensa e lo attraversa, nella propria biografia privata; quello spazio di passaggio immaginario che necessariamente si fa fisico, da cui si puo' passare perche' non c'e' altra legge piu' intelligente per la convivenza di quella che accorda cio' che sta al di qua e cio' che sta al di la', come "cio' che -puo' passare- di qua e di la'.
Immagino gli uccelli fare il nido in alto, a due metri dal piano di campagna e la lepre che si nasconde, per un po', dal troppo vuoto coltivato, dove le volpi non arrivano perche' troppo fitta e' la ramaglia e conviene andare in cerca di qualcosa d'altro intorno... E le persone, che nel confine trasparente della siepe, hanno uno spazio misurato, piu' raccolto, domestico, da abitare.
Cosa c'e' al di la' del muro si domanda il Blues. Il Blues ha muri intorno. Per questo canta. Mi piace pensare che la musica entri in tutto questo, nel suo sfumare da una forma all'altra senza mai perdere la forma necessaria di ognuno dei suoi suoni. La forma di un suono e' proprio cio' che accade quando un segno si deposita sul pentagramma e poi scompare, sia che venga da solo, sia che un altro suono lo segua; questa forma affidata al passaggio da una forma all'altra senza perdersi. Una forma un po' piu' aperta.
Liberté j'écris ton nom .243
Un laboratorio dedicato al Giardino con 17 studenti dell'accademia d'arte ESAD di Grenoble.
Non un giardino uguale all'altro anche perche' "nessun giardino"... come coordinare idee di giardino che non contengono parentela alcuna con cio' che "giardino" e', bensi' solo con cio' che "giardino" significa per me, per te, lei, lui, tu e lei insieme.
E allora ritrovo l'astrazione del dare nomi alle pratiche, cosi' che siano riconoscibili e, ricordandosene, possano portare oltre le esperienze pratiche che intorno a quei nomi si erano sedimentate. Ogni idea ha un nome portante e intorno a quello, come concrezione, si forma un giardino d'invenzione.
Un giardino disegnato, un giardino scritto, un altro raccontato con immagini, un altro ancora con un video, un video ed un collage, una danza, una scena di teatro... fino al numero 17 che contava sassi ancora tenuti in tasca per un progetto al suo primissimo stadio. Non sono un professore, come potrei reggere, talmente emozionanti sono questi studenti -che percorrono passi simili- presso altri professori in quel magico passaggio di informazioni che rende piu' vicino, sempre un po' di piu', la meta di una creazione ed, insieme ad essa, la crescita della propria consapevolezza. Materia informe sempre e comunque.
(Il giardino e' questo. Per me e' ancora questo, come ogni altra cosa io faccia.
E si sa bene il perche' sia cosi'; si sa bene, lo stupore, di cosa sia fatto in alcune persone)
Occorreva spiegare loro le radici e le foglie; mostrare loro come l'acqua risale per osmosi fino a 30cm lungo i canali delle cellule, aperte le une alle successive in canali continui che corrono fino alle foglie... Si tratta di questa umilta', cui la conoscenza della natura apre, che concede alle idee piu' astratte, di cui un giardino possa alimentarsi, di esistere. Cosi', ogni idea si fa rispettosa del luogo in cui sta entrando.
Forse pero' un giardino non ha poi cosi' bisogno di questa umilta'; le idee cosi' ricche... forse bastano... ma allora non chiamiamolo giardino... e perche' no?!
Credo che tutto si faccia piu' permeabile. Vince l'entusiasmo. Sicuramente vince l'entusiasmo. Occorre allora dire loro cose che rafforzino l'entusiasmo e fugano la paura propria di quell'eta in cui la propria identita' e' la stessa cosa dell'idea che si sta portando dentro ed il giardino e' il luogo in cui si vorrebbe abitare, il luogo che si ha in mente di costruire per essere piu' forti. Luogo da nominare ogni volta che lo si desideri o se ne abbia bisogno. Non ricordavo questo legame identitario e grazie a questi studenti me ne sono ricordato.
Liberté j'écris ton nom Paul Eluard.
Non un giardino uguale all'altro anche perche' "nessun giardino"... come coordinare idee di giardino che non contengono parentela alcuna con cio' che "giardino" e', bensi' solo con cio' che "giardino" significa per me, per te, lei, lui, tu e lei insieme.
E allora ritrovo l'astrazione del dare nomi alle pratiche, cosi' che siano riconoscibili e, ricordandosene, possano portare oltre le esperienze pratiche che intorno a quei nomi si erano sedimentate. Ogni idea ha un nome portante e intorno a quello, come concrezione, si forma un giardino d'invenzione.
Un giardino disegnato, un giardino scritto, un altro raccontato con immagini, un altro ancora con un video, un video ed un collage, una danza, una scena di teatro... fino al numero 17 che contava sassi ancora tenuti in tasca per un progetto al suo primissimo stadio. Non sono un professore, come potrei reggere, talmente emozionanti sono questi studenti -che percorrono passi simili- presso altri professori in quel magico passaggio di informazioni che rende piu' vicino, sempre un po' di piu', la meta di una creazione ed, insieme ad essa, la crescita della propria consapevolezza. Materia informe sempre e comunque.
(Il giardino e' questo. Per me e' ancora questo, come ogni altra cosa io faccia.
E si sa bene il perche' sia cosi'; si sa bene, lo stupore, di cosa sia fatto in alcune persone)
Occorreva spiegare loro le radici e le foglie; mostrare loro come l'acqua risale per osmosi fino a 30cm lungo i canali delle cellule, aperte le une alle successive in canali continui che corrono fino alle foglie... Si tratta di questa umilta', cui la conoscenza della natura apre, che concede alle idee piu' astratte, di cui un giardino possa alimentarsi, di esistere. Cosi', ogni idea si fa rispettosa del luogo in cui sta entrando.
Forse pero' un giardino non ha poi cosi' bisogno di questa umilta'; le idee cosi' ricche... forse bastano... ma allora non chiamiamolo giardino... e perche' no?!
Credo che tutto si faccia piu' permeabile. Vince l'entusiasmo. Sicuramente vince l'entusiasmo. Occorre allora dire loro cose che rafforzino l'entusiasmo e fugano la paura propria di quell'eta in cui la propria identita' e' la stessa cosa dell'idea che si sta portando dentro ed il giardino e' il luogo in cui si vorrebbe abitare, il luogo che si ha in mente di costruire per essere piu' forti. Luogo da nominare ogni volta che lo si desideri o se ne abbia bisogno. Non ricordavo questo legame identitario e grazie a questi studenti me ne sono ricordato.
Liberté j'écris ton nom Paul Eluard.
perfect .240
Planning for Environment and Resource Efficiency in European Cities and Towns
e' il nuovo progetto europeo dedicato alle infrastrutture verdi e la nuova esperienza cui sono stato invitato a partecipare. L'eco del progetto Hybrid Parks...
11-13 Settembre 2017 / Lubiana.
e' il nuovo progetto europeo dedicato alle infrastrutture verdi e la nuova esperienza cui sono stato invitato a partecipare. L'eco del progetto Hybrid Parks...
11-13 Settembre 2017 / Lubiana.
Grenoble .237
Tornare a Grenoble dove, studente erasmus, perdevo a poco a poco i contatti con la facolta' di architettura per scoprire Picasso e Paul Eluard nelle prime edizioni di una libreria del centro (FACILE, Eluard/Man Ray, era li' stretto tra altre meraviglie su uno scaffale), tra un te alla menta e un dolce tunisino, la prima volta in cui incontrai una scultura di Chillida, l'Albero di ferro accanto all'Orfeo di Zadkine, a tenersi insieme, a tenere insieme cio' che e' disgiunto.
La scuola d'arte ESAD di Grenoble mi invita a guidare un laboratorio dedicato al paesaggio. Una bella parola paesaggio.
La scuola d'arte ESAD di Grenoble mi invita a guidare un laboratorio dedicato al paesaggio. Una bella parola paesaggio.
erbe e cappuccini .235
Nei vasi della mia casa crescono (in ordine di apparizione):
Quercus robur (piu' esemplari da ghiande del Parco Massari della mia citta' Ferrara)
Melissa officinalis (piu' esemplari)
Fragaria vesca (piu' esemplari)
Rosa spp. (piu' esemplari)
Sambucus nigra
Vinca major (piu' esemplari)
Rubus fruticosus
Acanthus spinosus (piu' esemplari)
Citrus limon
Nerine bowdenii
Berghenia eroica (piu' esemplari)
Nerium oleander
Mespilus germanica
Rhyncospermum jasminoides
Celtis australis
Zizifus jujuba
Salvia officinalis
Crataegus monogyna
Taxus baccata
Clematis armandii (piu' esemplari)
In questi giorni di inizio Giugno noto che i semi di graminacee germogliati tra le piante hanno uniformato il livello 00 del mio balcone in una sorta di prato.
Cos'e' avvenuto in questi anni?
Qualche tempo fa avevo acquistato un sacchetto di semi di fiori selvatici dall'azienda SemeNostrum. Li avevo piantati qui e la' nei vasi di casa (e pure sul tetto del vicino...) in manciate ricche di specie le piu' varie, ma con l'avvicinarsi della fine della scorta ogni manciata si riempiva di semi sempre meno variegati in quantita' dove la predominanza dei piu' piccoli e leggeri semi delle graminacee, fino ad allora rimasti nel fondo del sacchetto, andava a diffondersi con maggiore generosita' negli spazi loro assegnati dalla sorte tra le piante.
Ecco come le erbe si sono diffuse facendosi strada piu' di ogni altra specie attraverso il misto per prato selvatico del sacchetto; le fioriture delle erbe, poi, hanno fanno il resto e questo inizio estate e' davvero frothy, come si dice per i giardini ricchi di vaporosa vegetazione... e per il cappuccino.
Quercus robur (piu' esemplari da ghiande del Parco Massari della mia citta' Ferrara)
Melissa officinalis (piu' esemplari)
Fragaria vesca (piu' esemplari)
Rosa spp. (piu' esemplari)
Sambucus nigra
Vinca major (piu' esemplari)
Rubus fruticosus
Acanthus spinosus (piu' esemplari)
Citrus limon
Nerine bowdenii
Berghenia eroica (piu' esemplari)
Nerium oleander
Mespilus germanica
Rhyncospermum jasminoides
Celtis australis
Zizifus jujuba
Salvia officinalis
Crataegus monogyna
Taxus baccata
Clematis armandii (piu' esemplari)
In questi giorni di inizio Giugno noto che i semi di graminacee germogliati tra le piante hanno uniformato il livello 00 del mio balcone in una sorta di prato.
Cos'e' avvenuto in questi anni?
Qualche tempo fa avevo acquistato un sacchetto di semi di fiori selvatici dall'azienda SemeNostrum. Li avevo piantati qui e la' nei vasi di casa (e pure sul tetto del vicino...) in manciate ricche di specie le piu' varie, ma con l'avvicinarsi della fine della scorta ogni manciata si riempiva di semi sempre meno variegati in quantita' dove la predominanza dei piu' piccoli e leggeri semi delle graminacee, fino ad allora rimasti nel fondo del sacchetto, andava a diffondersi con maggiore generosita' negli spazi loro assegnati dalla sorte tra le piante.
Ecco come le erbe si sono diffuse facendosi strada piu' di ogni altra specie attraverso il misto per prato selvatico del sacchetto; le fioriture delle erbe, poi, hanno fanno il resto e questo inizio estate e' davvero frothy, come si dice per i giardini ricchi di vaporosa vegetazione... e per il cappuccino.
1 albero e la vita .234
1 albero alla fine della propria vita diventa la vita di alcune sue parti, che gia' prendono il nome di albero mentre tutto intorno crolla.
Intervengono crolli ad interrompere la singolarita’
unitaria
dell’individuo albero, non l’unitarieta’ della vita dello
stesso e questa e' la cosa piu' emozionante che, leggendo ed ascoltando a proposito di alberi, scopro.
L'unitarieta' della vita di quell'albero continua ad essere e si esprime, in modo non piu' individuale bensi' diffuso, aperto possiamo dire, nella presenza di
individui molteplici i quali hanno preso forma via, via ed ora, che tutto intorno crolla di quell'albero, sono, in modo ancora semi autonomo o gia’
del tutto
autonomo, la chiara espressione delle infinite
possibilita’/opportunita’ del tessuto
meristematico (laddove avviene la differenziazione e moltiplicazione cellulare).
Quell’unitarieta’ di vita, a noi cosi’ evidente
davanti al singolo albero, progressivamente si diffonde
senza mai
perdersi o interrompersi: quel 1 albero diventa i piu' alberi emersi lungo la circonferenza del suo tronco, i quali crescono e si trasformano e si fanno sempre piu' vicini alla materia di cui sono fatti, diventano semplicemente legno, legno marcio. Il nome muta e si fa piu' trasparente.
Quell'unitarieta' di vita allora raggiunge il suo piu’ disperso
stadio di presenza, quale ormai infinitesimo materiale organico, gia’ una cosa sola con
le particelle d’acqua in corsa rapidissime lungo i peli
radicali di altri individui, altri 1 albero, presenti nelle piu' prossime
vicinanze di quello che era stato il nostro albero.
E’ qui, in questo passaggio minimo di scala dove presenza e diffusione e durata e nuova presenza dimorano, che
l’individuo e la vita vengono restituiti
alla loro identita’, cosi’ difficile per noi da comprendere, cosi' immediata per noi da comprendere. Un cambio di nome, solo; una radice e la testa si gira e la mano indica un albero accanto.
tempi .233
L'anno scorso avevo cominciato a segnare quando i mesi e le piante entravano nella loro sintonia piu' evidente, quella delle fioriture, a fine inverno; questo anno invece mi e' parsa evidente la successione del profumo, proprio ora che il gelsomino comincia a fiorire e il rapido glicine ha lasciato l'aria alla robinia. Cose ovvie che non avevo mai messo in successione e che, evidentemente, hanno acquistato per me un nuovo significato.
Tempi dei profumi:
da Aprile ad entrare in Maggio (non in ordine alfabetico)
Wisteria sinensis
Aesculus hippocastanum (suggerito da un lettore... come aveva fatto a sfuggirmi?!)
Robinia pseudoacacia
Rhyncospermum jasminoides
Magnolia grandiflora
Ailanthus altissima
Tilia x europaea
Tempi delle fioriture:
Gennaio (metà mese)
Prunus armeniaca
Forsythia x intermedia (gemme già ben leggibili)
Febbraio
Chaenomeles speciosa
Chimonanthus praecox
Corylus avellana
Forsitia x intermedia
Jasminum nudiflorum
Viburnum tinus
Marzo
Cercis siliquastrum (fine del mese)
Euonymus europaeus 'Red Cascade' (foglie)
Hyacinthoides non-scripta
Magnolia stellata
Narcissus
Prunus cerasifera 'Pissardii'
Prunus persica
Prunus spinosa
Sambucus nigra
(dalla seconda metà del mese tutti gli alberi mettono le foglie)
Aprile
Aesculus hippocastanum
Populus nigra
Rose
Lonicera periclymenum
Tempi dei profumi:
da Aprile ad entrare in Maggio (non in ordine alfabetico)
Wisteria sinensis
Aesculus hippocastanum (suggerito da un lettore... come aveva fatto a sfuggirmi?!)
Robinia pseudoacacia
Rhyncospermum jasminoides
Magnolia grandiflora
Ailanthus altissima
Tilia x europaea
Tempi delle fioriture:
Gennaio (metà mese)
Prunus armeniaca
Forsythia x intermedia (gemme già ben leggibili)
Febbraio
Chaenomeles speciosa
Chimonanthus praecox
Corylus avellana
Forsitia x intermedia
Jasminum nudiflorum
Viburnum tinus
Marzo
Cercis siliquastrum (fine del mese)
Euonymus europaeus 'Red Cascade' (foglie)
Hyacinthoides non-scripta
Magnolia stellata
Narcissus
Prunus cerasifera 'Pissardii'
Prunus persica
Prunus spinosa
Sambucus nigra
(dalla seconda metà del mese tutti gli alberi mettono le foglie)
Aprile
Aesculus hippocastanum
Populus nigra
Robinia pseudoacacia
Wisteria sinensis
Maggio
Ailanthus altissima
Cornus alba 'Sibirica'Rose
Lonicera periclymenum
Magnolia grandiflora
Rhyncospermum jasminoides (sfiorisce a metà Giugno)UP! .232
Il giardino verticale (post .220) eccolo qui... Primavera!
La signora al mattino apre la finestra ed e' felice e cosi' il quadrato verdecolorato trova il suo pieno senso.
Se lo guardo dall'alto, lungo il suo bordo con la grondaia, vedo un prato: stesse piante di un giardino boschivo perche' qui la semi ombra lo permette e perche' ho creduto che gli epimedi e le berghenie potessero stare bene insieme, nelle tasche, con un poco di vertigine e cosi' e' stato. Un marzo entrato con i suoi giorni caldi e notti fredde in un aprile caldo ed ecco che la Primavera li ha ritrovati pieni di forze dopo l'inverno.
GiorgioMantovani e LauroGamberini sono gli angeli custodi di questo giardino; conoscono bene le piante e hanno accolto il disegno sul foglio come chi non ha mai fatto una cosa e sa che da quella puo' cominciare una nuova avventura.
E pare stia andando proprio cosi'...
il giardino segreto di Ferrara .231
C'e' un rettangolo verde cinto da mura nel cuore medievale della mia citta', Ferrara.
Abbandonato da tanti anni era un luogo dove andavo a fare visita alla persona che lo curava: sgarrupato, certo e molto bello. Lei ricordava mia nonna e me ne parlava; erano state colleghe a scuola, lei insegnava arte e mia nonna, arpista, insegnava musica. Se la ricordava in gita correre su un prato di montagna tra l'erba alta e un po' pungente. Immagino mia nonna divertita ed impassibile.
Qualche tempo addietro mi era stato chiesto di fotografare quel giardino per un libro che doveva nascere dedicato agli orti nascosti della citta', un libro che per ragioni importanti non fu mai realizzato. Restavano il giardino e le fotografie mentre la persona che lo curava diventava molto anziana e, senza piu' le sue cure, il giardino veniva abbandonato.
Questa mattina ho chiesto ai proprietari di poterlo riportare ad una nuova bellezza. Se lo vorranno, comincera' su questo blog un bel racconto alla fine del quale i lettori potranno seguire il pettirosso, ritrovare la chiave perduta ed entrare nel giardino segreto.
Abbandonato da tanti anni era un luogo dove andavo a fare visita alla persona che lo curava: sgarrupato, certo e molto bello. Lei ricordava mia nonna e me ne parlava; erano state colleghe a scuola, lei insegnava arte e mia nonna, arpista, insegnava musica. Se la ricordava in gita correre su un prato di montagna tra l'erba alta e un po' pungente. Immagino mia nonna divertita ed impassibile.
Qualche tempo addietro mi era stato chiesto di fotografare quel giardino per un libro che doveva nascere dedicato agli orti nascosti della citta', un libro che per ragioni importanti non fu mai realizzato. Restavano il giardino e le fotografie mentre la persona che lo curava diventava molto anziana e, senza piu' le sue cure, il giardino veniva abbandonato.
Questa mattina ho chiesto ai proprietari di poterlo riportare ad una nuova bellezza. Se lo vorranno, comincera' su questo blog un bel racconto alla fine del quale i lettori potranno seguire il pettirosso, ritrovare la chiave perduta ed entrare nel giardino segreto.
erbario / una pagina lunga un anno .229
Diversi anni fa, ancora al college, il terzo giorno di ogni settimana si dovevano imparare i doppi nomi latini di dieci piante; un'impresa vista la somiglianza di alcune di esse, es: le Felci... Alla volta delle felci, appunto, confessai al professore quanto fosse difficile imparare le differenze di un margine dall'altro e lui: "Quanto di piu' diverse"... in tutta risposta. Era un professore e inglese.
Capii che nella vita occorre aguzzare la vista e sopprattutto l'ingegno, applicando l'antica norma della nonna materana di un compagno di universita' che riporta una saggezza popolare: "Quando non sai, inventa".
Cosi' ho scoperto che la mia pronuncia del latino, esotica alle orecchie degli inglesi, per i quali euchera diventa iuchira, si fissava nei caratteri lapidari dell'ammirazione, e avrei, si, potuto inventare. Arma a doppio taglio, come verificavo ad ogni passeggiata ad Hampstead Heath: nominavo le piante per il piacere di ricordarle ed anche perche' viene davvero naturale, una volta appresi i nomi, accostarli alle piante via via che le si incontra, e chi era con me immancabilmente diceva che avrei potuto pronunciare qualsiasi nome che tanto non avrebbe fatto differenza, anche dunque inventarlo. Ingrati.
La fatica di un anno intero di nomi appresi doveva diventare un erbario che ne raccogliesse alcuni, i preferiti, ed io ne feci uno colorando le sue piante con i petali, strofinandoli sulla pagina, il verde dalle foglie ed il marrone dalla corteccia dei ramoscelli.
Come in tutte le cose, il disegno complessivo ha sempre il fascino della sua paziente costruzione e vedere tutte le pagine l'una accanto all'altra mi fa sempre piacere ogni volta che si apre la pagina lunga un anno che tutte le raccoglie.
horizons .227
Un
campo.
Invece
di immaginarlo dall’alto come fossimo uccelli vedendone
immediatamente solo la geometria che disegna le proprie forme
perimetrate dai desired paths, pensare a cio’ che succede tra me e
cio’ che mi sta davanti. Cio' che va da me al sentiero in
lontananza. Da me ad ognuno di quei desired paths che come
altrettanti orizzonti marcano e fanno cominciare il campo di nuovo.
Occorre
affidarsi ad unita’ di misura fatte di cio’ che, davanti a me,
tiene vivo il mio stupore e su cui imparo a confidare. Vedere il
campo secondo delle unita’ di misura prive di finalita' geometrica:
unita’ di misura della scoperta.
Non
un riempimento di uno spazio, bensi’ una densificazione di tale
spazio.
Spazio-racconto,
cominciato prima di me, spazio che io faccio durare, di cui ho cura,
la cui forma non mi interessa.
Proprio
perche’ non mi interessa misurarlo, il campo diventa privo di
contorno, privo dunque di forma. E' un fatto esperienziale scandito
da eventi ed accidenti nella durata che va da me a cio’ che mi sta
davanti. Unita’ di misura illimitate ed incommensurabili che
nominano il tempo, lo fanno cominciare, lo scandiscono come
altrettante sequenze di un racconto. Ecco come il tempo entra nel
progetto.
Questo
e’ il potenziale, afferente al racconto, che un campo custodisce. E
questo tempo del racconto e’ gia’ simile a un altro tempo, quello
delle piante, che crescono, mettono le foglie ed i fiori, mutano la
loro forma, dimensione e posizione. Tempo anche mio, non solo mio.
Questo carattere aperto del campo. Credo solo cosi’ si possa
raccontare tanto dell’amore per la natura.
Piantala! adieu .226
Planting Plan:
Composizione delle piante / Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents / Interspersing / Successional Planting / Self seeding (tutto in Inglese per rispetto di chi queste cose le ha create).
Affezionarsi alle piante perche' da esse, il paesaggio che viene a galla al primo sguardo, non sa staccarsi e il progetto allora si fa mimetico di cio' che si ha negli occhi; c'e' maggiore giustizia e maggiore bellezza in questo.
Richard Mabey .225
. Mabey, R., Weeds: How Vagabond Plants Gatecrashed Civilisation and Changed the Way We Think About Nature, London, Profile Books, 2010. (Erbacce. Come le piante vagabonde sono entrate senza invito nella nostra civilta' e hanno cambiato il nostro modo di pensare alla natura)
. Mabey, R., Elogio delle erbacce, Milano, Adriano Salani Editore, 2011.
Queste due indicazioni bibliografiche guidano alla versione inglese ed italiana di uno splendido libro del naturalista inglese Richard Mabey.
Paiono, in verita', due libri differenti se ci fermiamo al titolo, l'uno elogia le erbacce ironizzando bonariamente sui diffusi fastidio e paura che le erbe selvatiche portano con se', l'altro introducendo come le piante selvatiche si sono introdotte con forza nella nostra civilta' e hanno cambiato il modo in cui noi pensiamo alla natura.
Il primo e' il titolo di una riunione al te delle cinque, con la sua presunzione di superiorita' rispetto ad una vulgata ignorante che ostracizza le piante selvatiche con il loro portato di pregiudizi (atteggiamento classico di buona parte della letteratura italiana su cio' che concerne la cultura del giardino/frustrazione nei confronti della cultura inglese del giardino?); il secondo e' il titolo che guarda precisamente in faccia qualcosa e chiamandolo con il suo nome, porta dentro di se' una lima, come il pezzo di pane fatto passare attraverso le sbarre.
Le erbe selvatiche non vengono elogiate perche' non si perde tempo ad elegantemente invitare a casa chi si apre il varco da solo e nella nostra inconsapevolezza ci permette di riposizionarci nel nostro guardare alle cose che ci spaventano.
Nel risvolto dei pantaloni di un viaggiatore che varca la porta di un aeroporto ci sono semi di piante che arricchiranno l'estensione della stagione di fioritura, che le piante autoctone non riuscirebbero a garantire agli insetti del quartiere, poi della citta' e poi dell'intera regione, non appena quello piu' fortunato trovera' il giusto anfratto nel cemento o nel giardino di casa dove germogliare e crescere. Il punto e' lasciarlo crescere fino alla sua fioritura e alla disseminazione della sua ricchezza aiutandolo affinche' il flusso di quel viaggio non si interrompa.
Mabey parla di Gatecrash -entrare ad una festa non invitati- perche' a Londra e' nato il Punk e sa quanto le porte non possano fermare le erbe selvatiche perche' le erbe selvatiche sono una cosa sola con la Vita, quella con la V maiuscola che non si ferma, che va avanti e che genera Vita ad ogni soffio di vento.
Ci sono avvocati oggi alle porte degli aeroporti per aiutare quei semi a passare nei risvolti dei pantaloni e, come scrive un'amica d'oltre mare, "... ad ogni dottore bloccato alla porta di casa, molte vite non potranno ricevere le sue cure."
weed beds .224
"[...] e, alla fine dell'inverno, pettini le erbe."
Cosi' Henk Gerritsen in un biglietto alla sua ultima cliente.
Indica come pulire le graminacee all'arrivo della primavera, con la mano aperta, a raccogliere tra le dita i filamenti d'erbe, quando febbraio e' gia' il primo mese di primavera.
Weed beds/aiuole di erbacce
Siamo oltre il giardino, quando le cose fatte e viste in una vita sono tutta la nostra contentezza e il Libro dell'ospitalita' si e' aperto alla mano.
Piantala! .223
Piantala! seconda edizione
E chi l'avrebbe detto che insegnare le cose apprese a Londra+dopoLondra sarebbe stata una bellissima cosa?! Una studentessa e' contenta del corso, ora puo' progettare il proprio giardino. C'est tout.
Ore di progetto, cerchi disegnati, incastri, combinazioni, altezza-larghezza, successione, il colore quasi non importa piu' e alla fine della decima lezione il giardino e' diverso da quello immaginato; il colore dei fiori lascia il posto alla comunita' vegetale...
Il giardino scopre la natura da cui proveniva senza saperlo e cui torna ad aprirsi in riconoscenza. Volevo insegnare proprio questo. Le piante indicano come progettare aprendo il disegno ad un'attenzione nuova: la scienza del suolo poi la botanica quindi il progetto di un planting plan dapprima semplice, poi molto complesso.
Un primo foglio aperto senza un contorno poi il contorno a spigolo e poi curvo. Un secondo foglio aperto senza un contorno e con limiti molto piu' ampi dove la singola pianta cede il passo alla percentuale dei propri esemplari 70%, 20%, 10% e il giardino e' fatto.
Comincia la matrice e i volti si adombrano, stanno attenti un po' di piu'; si ripete e i volti si rasserenano. Sono cose complesse come un campo d'erba picchiettato di fiori selvatici, un campo dove la strada non c'e' ancora. Cose semplici. Bisogna imparare a dare nomi alle cose che si vedono e ordinare questi nomi in modo che uno e poi l'altro si fissino sul foglio a descrivere quel prato davanti agli occhi secondo gli strumenti del disegno.
Bisogna partire da cio' che piace, cio' che si e' visto: il bosco, la prateria, il prato di montagna, il muro a secco su cui crescono le piante al sole. La descrizione di queste cose diventa un giardino; il giardino della studentessa che ha appreso a dare nomi alle cose davanti a casa.
E chi l'avrebbe detto che insegnare le cose apprese a Londra+dopoLondra sarebbe stata una bellissima cosa?! Una studentessa e' contenta del corso, ora puo' progettare il proprio giardino. C'est tout.
Ore di progetto, cerchi disegnati, incastri, combinazioni, altezza-larghezza, successione, il colore quasi non importa piu' e alla fine della decima lezione il giardino e' diverso da quello immaginato; il colore dei fiori lascia il posto alla comunita' vegetale...
Il giardino scopre la natura da cui proveniva senza saperlo e cui torna ad aprirsi in riconoscenza. Volevo insegnare proprio questo. Le piante indicano come progettare aprendo il disegno ad un'attenzione nuova: la scienza del suolo poi la botanica quindi il progetto di un planting plan dapprima semplice, poi molto complesso.
Un primo foglio aperto senza un contorno poi il contorno a spigolo e poi curvo. Un secondo foglio aperto senza un contorno e con limiti molto piu' ampi dove la singola pianta cede il passo alla percentuale dei propri esemplari 70%, 20%, 10% e il giardino e' fatto.
Comincia la matrice e i volti si adombrano, stanno attenti un po' di piu'; si ripete e i volti si rasserenano. Sono cose complesse come un campo d'erba picchiettato di fiori selvatici, un campo dove la strada non c'e' ancora. Cose semplici. Bisogna imparare a dare nomi alle cose che si vedono e ordinare questi nomi in modo che uno e poi l'altro si fissino sul foglio a descrivere quel prato davanti agli occhi secondo gli strumenti del disegno.
Bisogna partire da cio' che piace, cio' che si e' visto: il bosco, la prateria, il prato di montagna, il muro a secco su cui crescono le piante al sole. La descrizione di queste cose diventa un giardino; il giardino della studentessa che ha appreso a dare nomi alle cose davanti a casa.
l'Europa del giardino .222
Articolo da scrivere attraverso la descrizione. Imparare da Richard Long.
Le fabbriche del bacino della Ruhr sono un pieno cui i giardini storici della regione fanno da contraltare. Ora che quelle fabbriche sono parchi, si coglie la differenza tra le epoche, disegno e disegno.
La modernità delle fabbriche narrava una durezza che il disegno dei giardini storici per committenti privati porta sotto la superficie della sua leziosità. Ora i parchi delle fabbriche, nel loro discorso aperto parlano la stessa libertà di cui parlano i giardini storici divenuti aperti al pubblico. Il giardino non si tiene entro mura ed anche rompe le mura esistenti, le supera, entra dentro la citta' e le riconcilia avvolgendole in una nuova narrazione dove il muro stesso diventa occasione di gioco. È il contagio della libertà.
"I remember how you touched the walls of the old smelting work in Duisburg and told me that you learned at school that the Ruhr, with its coal mines and steelworks, is the power of Germany and now you could see and feel it – and realize the metamorphose of the former smelting work to a park." Wolfgang mi invita cosi' a scrivere un testo sul paesaggio della Westfalia e la Renania del Nord. Riprendono le note.
Il disegno storico è concluso in sè, è guardato dall'alto. Il disegno contemporaneo è aperto, camminato dentro, dettato quasi come descrizione di ciò che si incontra nel camminare senza meta, senza più qualcosa da dire perché la bellezza dell'esistente, che si apre davanti a sè, è così rigenerante da bastare.
Bastare alla persuasione, a tal punto, da diventare necessaria.
Così il disegno contemporaneo necessita delle occasioni casuali che trova sul terreno nel proprio formarsi e prender queste opportunità come uno scalatore che coglie la fessura più opportuna dove mettere le dita/la fessura dove i semi portati dal vento entrano nell'asfalto e lo popolano in pochi anni, plasmando con il proprio uso del suolo la materia in cui si erano posati.
Il disegno ha la pazienza di attendere che gli esiti formali dell'immaginazione che lo guida sulla carta trovino le loro proprie vie, le loro occasioni per prender vita. A volte la vita prende forma nell'apertura dei bordi del disegno, i bordi del giardino al pubblico, altre volte nella narrazione che i frammenti -non ricomponibili- lasciati dalla storia scriveranno coinvolti in un uso diverso, nuovo di chi entrerà in quel disegno. Disegno aperto. Disegno che ha imparato dalle erbe spontanee a non racchiudere, a seguire quelle stesse erbe, che escono sempre dal disegno, escono sempre dal giardino.
Il giardino italiano è sedimentato nella storia dell'architettura; la forma è data.
Il parco in Nord Westfalia prende forma nell'uso; e' l'uso che misura l'assenza di forme storicizzate che caratterizza la sua spazialità, tutta dunque da nominare e anziché calcare forme precostituite, anziché affermare, si scopre quale attitudine ad una forma che appunto è una forma d'uso, una forma di scambio, forma condivisa. Mi piace pensare cosi'.
Forma che tiene conto del Tempo, il tempo dei suoi utenti; forma necessariamente aperta, disponibile.
Lavorare insieme al Tempo. Il Tempo che nella progettazione (partecipata?!), fa risuonare il concetto di capability, quella capacita' che insieme e' anche possibilita', custodite in una sola parola che ha a che fare con il Tempo e la fiducia individuale nel miglioramento della propria condizione di vita; questo ambito in cui la persona si potenzia a partire dalla propria Liberta'.
Questa è un'apertura nella maglia dell'approccio allo spazio verde attraverso la quale il selvatico, il dimenticato, l'escluso riesce a passare e a germogliare. Questa e' l'Europa del giardino.
Poussin e il leprotto .221
Staccare. Combinare. L'astrazione e' una grande cosa. Si leggono le cose davanti. Si raggruppano per somiglianza. Si staccano quelle che la memoria riconosce piu' adatte e, nel modo che l'immaginazione ritiene piu' funzionale, si combinano altrimenti. Il tutto su un foglio di carta.
E' un parco che il mio amico Jacopo e io stiamo progettando. Due elementi del nostro paesaggio rurale, margini boschivi e siepi selvatiche, diventano corridoi ecologici. Ovunque vorrei creare siepi selvatiche e margini boschivi -perche' Poussin e' venuto prima di me e io dopo e gliene sono grato- e poi perche', in quel deserto che la campagna coltivata rappresenta per un leprotto, anche per poche decine di metri, nascosto tra siepi basta un metro in meno e la volpe non ti mangia.
Stacco e combino: l'esperienza del Bosco Claudio Abbado, il margine boschivo che nel 2015 era nato nel quartiere Barco a Ferrara, diventa qui un ponte. Anzi due. Si tendono tra due ampi spazi progettati a bosco attraverso una radura che cosi' si fa sicura per tutti gli animaletti che attraversano la campagna intorno.
Primo step con l'amministrazione/passato. Sensibilizzare, raccontare, persuadere o Dell'evidenza di cio' che e' bene.
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Ecological Planting Design
Ecological Planting Design
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.