1 albero alla fine della propria vita diventa la vita di alcune sue parti, che gia' prendono il nome di albero mentre tutto intorno crolla.
Intervengono crolli ad interrompere la singolarita’
unitaria
dell’individuo albero, non l’unitarieta’ della vita dello
stesso e questa e' la cosa piu' emozionante che, leggendo ed ascoltando a proposito di alberi, scopro.
L'unitarieta' della vita di quell'albero continua ad essere e si esprime, in modo non piu' individuale bensi' diffuso, aperto possiamo dire, nella presenza di
individui molteplici i quali hanno preso forma via, via ed ora, che tutto intorno crolla di quell'albero, sono, in modo ancora semi autonomo o gia’
del tutto
autonomo, la chiara espressione delle infinite
possibilita’/opportunita’ del tessuto
meristematico (laddove avviene la differenziazione e moltiplicazione cellulare).
Quell’unitarieta’ di vita, a noi cosi’ evidente
davanti al singolo albero, progressivamente si diffonde
senza mai
perdersi o interrompersi: quel 1 albero diventa i piu' alberi emersi lungo la circonferenza del suo tronco, i quali crescono e si trasformano e si fanno sempre piu' vicini alla materia di cui sono fatti, diventano semplicemente legno, legno marcio. Il nome muta e si fa piu' trasparente.
Quell'unitarieta' di vita allora raggiunge il suo piu’ disperso
stadio di presenza, quale ormai infinitesimo materiale organico, gia’ una cosa sola con
le particelle d’acqua in corsa rapidissime lungo i peli
radicali di altri individui, altri 1 albero, presenti nelle piu' prossime
vicinanze di quello che era stato il nostro albero.
E’ qui, in questo passaggio minimo di scala dove presenza e diffusione e durata e nuova presenza dimorano, che
l’individuo e la vita vengono restituiti
alla loro identita’, cosi’ difficile per noi da comprendere, cosi' immediata per noi da comprendere. Un cambio di nome, solo; una radice e la testa si gira e la mano indica un albero accanto.
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