Una pergola esce dalla prima pagina del quaderno.
Un disegno preparatorio per il Giardino di Palazzo Schifanoia a Ferrara.
E' davvero strano come dopo 500 anni ci sia ancora il disegno all'origine di un giardino.
Perchè era nello stesso luogo che qualcuno ha disegnato le campiture da destinare a prato davanti al palazzo. Disegno perduto.
Su quel disegno uscito da un foglio, hanno passeggiato alcune delle più belle menti del Quattrocento, ragionando di quanto semplice potesse essere far dialogare la chiesa d'Oriente e quella d'Occidente. Così difficile fuori del giardino.
Qui avrà passeggiato un divino pittore ed il suo allievo che guardava dalla finestra per il mattone pieno di sole come la roccia di Vulcano del mese di Settembre.
Ora è Settembre ed il giardino termina il proprio cantiere sotto la tutela di Efesto come era cominciato a Marzo quando Atena lo aveva accolto per la prima volta.
Nomi di dei, come altrettante cause per sottrarre alla casualità gli eventi esterni e i moti interni all'uomo, dalla tempesta che lo investe sul mare, ai pensieri nella sua mente. La pura casualità non poteva darsi, allora ancora assurda per la mente, così gli dei vengono fatti assomigliare a noi.
Poi lo studio del cielo si stacca dal puro cielo per parlare dei pianeti e di noi, e ben presto i pianeti vengono fatti assomigliare agli dei e ne prendono i nomi. Per secoli... fino a che, in un salone di un palazzo ricompaiono, ma sotto una veste nuova, strabiliante.
Sono di nuovo gli dei a farsi presenti nel 1470, quando la letteratura antica ha ormai sedotto al bisogno di una familiarità con gli dei della narrazione che non poteva più sufficientemente essere affidata al cielo. C'è qualcosa in più nella ricchezza tutta umana che gli dei incarnano rispetto alle sfere celesti, il volto stesso scelto per riconoscerli è di un'amica o di un cortigiano presi a modelli.
E' incredibile pensare al fatto che un pittore si sia domandato, di nuovo, dopo secoli: "Quale volto dare a Atena?" e quelli erano i primi anni in cui ciò accadeva.
Sono passati 500 anni ed il giardino è lì; la sua misura, la sua forma, cambiate, è ancora un giardino. Affidato alla stessa gioia, fiducia, facilità con la quale alcune questioni potrebbero essere risolte, allo stesso incessante lavoro, la stessa capacità di condurre il lavoro, l'identica attesa, paura, incessante desiderio senza rete di funambolo che a Marzo sovrintende il mese della Giustizia che tende le corde senza spezzarle, al massimo della capacità umana di tenere insieme le cose, per le quali il giardino diviene il luogo in cui tutto questo appena scritto si ritempra.
Palazzo Schifanoia è tornato ad avere un giardino, dopo tanto tempo, e questo mi fa impressione.