Per
alcuni decenni della seconda meta' del '900, il giardino inglese e'
stato dominato da un'attenzione alla forma fine a se stessa. Questo
non gli ha permesso di accorgersi della sfida che il cambiamento
lento e progressivo del clima poneva alla progettazione, ne' tanto
meno di quanto il giardino urbano potesse rivestire un ruolo
fondamentale per l'ecologia della citta'. C'e' voluto un vivaista
olandese con un talento incredibile perche' il mondo si accorgesse di
quanto fossero belle e necessarie le erbacee perenni. Certo la
ricerca scientifica nell'ambito della floricultura si muoveva in
parallelo, ma per diverso tempo separatamente dalla cultura della
progettazione del paesaggio.
Ora
alcuni paesaggisti lavorano parallelamente al progetto e alla ricerca
scientifica di propagazione delle piante con lo studio delle
comunita' vegetali e la possibilita' di creare combinazioni di semi
in grado di riprodurre tali habitat nel rispetto delle differenze dei
terreni in cui andranno a diffondersi e ambientarsi
Ecco
perche' un college inglese di garden design dedica meta' del tempo
della formazione all'attivita' teorica e pratica della conoscenza
delle piante.
A
due mesi dall'inizio del college, per un intero pomeriggio ero
impegnato a pacciamare un giardino e mi domandavo piu' volte perche'
stessi facendo quello che stavo facendo sotto la pioggia di novembre
e per nulla volendo nella mia vita fare il giardiniere. Provenivo da
una facolta' di architettura e la "forma" non aveva mai
avuto nulla a che vedere con il compost che stavo maneggiando, fatto
di una materia organica di varia natura, che ci insegnavano a mettere
alla base delle piante appena potate facendo attenzione che la base
dello stelo non venisse coperta cosi' da evitare lo sviluppo di
funghi a causa dell'umidita'... "Cose belle", in fondo,
pensavo... cose che davano un senso al giardino e che, in effetti, mi
coinvolgevano ogni giorno di piu'.
Scoprivo
il modo inglese di giocare con la materia viva e mutabile delle cose
grazie alla quale un giardino offre mille possibilita'
all'invenzione, ma non transige sul rispetto secolare delle dinamiche
naturali in un'isola le cui poche risorse devono durare a lungo.
Scoprivo
una prospettiva insolita che si apriva al disegno come lo avevo
conosciuto fino ad allora. Era una capacita' che il disegno acquista
nel seguire la materia con cui ha a che fare: la vita delle piante al
pari delle variazioni del terreno, dei mutamenti climatici e perche'
no della poca memoria degli scoiattoli che ogni inverno dimenticano
dove hanno nascosto le noci e l'albero che nasce non sospetto diventa
il fulcro del progetto. Il disegno diventava inseparabile dalla
pratica conoscenza del funzionamento del suolo e delle piante.
"...
Dipingi quando pianti e quando lavori progetta...", siamo nel
1731 e questa e' la riga piu' bella della Epistle to Burlington
scritta all'architetto e mecenate Duca di Burlington dal poeta
inglese Alexander Pope, forse il documento piu' suggestivo di tutta
la letteratura dedicata al giardino, sicuramente quello la cui
influenza linguistica e' stata massima e permane ancora oggi quando
si parla di "genius loci". Pope sta scrivendo di
un'educazione all'ascolto che la Natura ed i luoghi naturali
richiedono a chi si accinge a progettare un giardino e per farlo
intreccia percezione sensoriale e sapere pratico.
Buon disegno a tutti!