Sua moglie non vuole che vada a
prendere i fichi ed io l’ho incontrato sotto un fico, svegliandomi all’alba sul
torrente Gravina: “… Non ti preoccupare, lo conosco bene, tu stai indietro, mi
raccomando”. Raccolgo i “fichi facili” e li metto nella sportina. Che buoni i
fichi bianchi.
I Sassi di Matera si svegliano la
mattina umidi tra i fichi caramellati lasciati dagli uccellini sul Ficus
carica: gli alberi da
frutta sono femminili perche’ danno frutti. “Che belli questi alberi cresciuti
spontanei”… “No, li abbiamo piantati noi, cosi’ almeno c’era qualcosa da
mangiare”. 87 anni fa altri piantarono un albero di fichi e dopo qualche anno
il mio nuovo amico Saverio poteva raccoglierli.
Sua moglie lo attende entro le 9,
siamo allora rapidi nel superare il muretto di cinta dal burrone e raggiungiamo
gli alberi cresciuti piu’ in la’. Ombra luce ombra ombra luce, so che Saverio
guarda dove metto i piedi mentre entro nelle dimore abbandonate: la cucina, il
forno, il letto e la luce che non faceva in tempo a svegliarlo quando lavorava
come piccolo muratore. Lui raccoglie i fichi da prima che io nascessi ed io
entro nelle sue case dove non abita nessuno. Sospeso sta tutto. Luce ombra
luce, il piccone che si ferma, un fuoco acceso tante volte all’angolo del
camino ed un bambino che esce dalla porta per cercare nuovi amici che lo stanno
attendendo… basta solo che si alzi presto la mattina all’alba sul torrente
Gravina… macchie verdi che mi attraggono ed una figura di rami e foglie ed allora,
come sempre, mi fermo, lo guardo e guardo il cielo il monte e le prime ombre
nel tufo dei picconi che non si sono fermati.
“Buongiorno” allora ed allora un
fico in regalo e: “Vieni con me”, dove non sono mai stato neppure in sogno,
sogno che si apre al giorno, non meno vero. Occhi blu e le mani fatte di pietra
come quelle delicatissime di ragazze danzanti sulla spiaggia di Picasso,
fatte per raccogliere i fichi da offrire ad altre mani un po’ addormentate.
Lo seguo e conosco i pensieri di
sua moglie che e’ a casa e senza nome osserva da qualche anno preoccupata e
conosco il 1943 che non dava lavoro come muratore e gli occhi sorridenti fermi
contenti.
Torniamo. Arrivederci.
La stretta di mano e tutto si fa BIANCO. La sportina nella mano accarezzata
dalla pietra, la mano diventata per un po’ di pietra, danzante per un po’, un
po’ di piu’. Brilla e tremola tutto davanti, sulla superficie degli occhi, per
un istante di ritorno al giorno. Poi, tepore.
Sua moglie lo sgridera’, sono oltre le 9… cosa farebbe un uomo senza una moglie che lo sgridi per aver
scavalcato il muretto ed essere volato via, oltre il burrone, attraverso, con
le rondini sfiorata l’acqua del torrente, tra i rami e le foglie degli alberi
bassi a raccogliere i fichi “… che gli uccellini hanno lasciato… d’altra parte
e’ proprieta’ loro”.
Oh mon empire
d’homme
Riceboy Sleeps, All The Big Trees.
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