E' di fuoco lungo le corde, e' il giallo caldo,
il rosso soltanto alla luna, persiano di origine, camminava per un giardino blu, l'Inverno le mani fredde da riscaldare, battere il tempo, batterlo fin da bambino
quando imparava, chissa' chi era il maestro, la stanza nella casa, il
patio a Cordoba, corde di budello, d'aria, il giardino e' sempre li',
la sabbia gli e' sopra da molto, sopra anche al suono che cosi' ha potuto trasportarsi in quell'aria piu' ad ovest, la' dove il colore va a coricarsi senza
dormire.
Per anni sono andato in Andalusia,
chissa' perche' ed e' la' che ho visto i giardini arabi, gli aranci ed i cerchi
di mattoni, l'alba nella filigrana gialla del muro dopo le case basse, l'acqua fino in alto, verde e blu davanti alle foglie ed alle maioliche.
Non puo' esserci giardino senza queste
cose. Non puo' esistere un giardino senza l'acqua perche' e' l'acqua che lo
fa cominciare nella mente, come il muschio non e' causa di nulla, soltanto indica
l'ombra umida, l'edera che fa piu' belli gli alberi.
Quest'acqua che piove in gocce in fili scolpiti nel marmo bianco e' il segno dell'attenzione a lasciare indietro ogni
cosa che passa, che batte il tempo e nascono le note che diventano calde la notte e passano in altre note, sempre altri noi dalla Persia a Cordoba e durano, solo che le si lasci
piovere, scaldare le mani come il marmo l'estate, solo che le si guardi passare, come Paco de Lucia con il musico Zyryab.
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