Lo chiamo perche' voglio visitare il suo parco, oasi, bosco... non so, ne ho sentito parlare. Sono curioso. Vicino a Ferrara. Conosco di vista il signore, maestro di Yoga di un amico e cugino di un altro. Prendo la macchina e mi avvio mentre in alto il vento ed il sole sono splendidi.
Mi invita ad entrare, attraverso il soggiorno, di qui una fotografia, una seggiola ed una vetrata bianca di luce, mi apre la porta del giardino.
Si chiama London Wetland Centre, siamo a Londra e Peter Scott l'ha immaginato. Si chiama sogno e l'intelligenza per realizzarlo. E' il bisogno di vivere in un paesaggio piu' ricco di quello che ci sta nutrendo e via, creare connessioni di persone, discussioni e denaro... che qualcuno poi, magari offre, innamorato della stessa necessita' e sicuramente piu' facoltoso.
Ferrara ed il London Wetland Centre: non posso che descrivere la passeggiata di ieri per riflessi molteplici di un'unica cosa meravigliosa, cosi' che a poco a poco si approssimi l'immagine che desidero comunicare. Quell'immagine senza connessioni reali in cui idea e paesaggio geograficamente percorribile si tengono insieme per diventare sentieri, viste, serenita' profonde e durature.
Anche Peter Scott era cugino di qualcuno e qualcun'altro avra' varcato la soglia per entrare in un soggiorno e, una sedia, una fotografia: Peter Scott non fece in tempo a vedere completate le immense vasche del progetto meraviglioso che a sud del Tamigi, in una delle piu' inquinate capitali degli anni sessanta, avrebbe avuto la forza di inondare un'area sottratta al densificarsi dell'edificazione urbana e permettere a me, naso in su, di vedere anatre volare e nidificare nel centro di Londra. Era il presidente del WWF non a caso. Aveva ucciso in una battuta di caccia un uccello e da quel momento ha offerto la propria vita ai nuovi nati, che nascessero e vivessero a migliaia, con Londra sotto, dal mare e le terre acquitrinose dei vecchi porti.
Lascio Londra e l'acqua si increspa al vento da una vasca di 4m, ad un'altra di 2m e da li' ad un'altra ancora che si copre di 10cm: "... Per gli uccelli con le zampe corte..." passando da canale a canale per la campagna ferrarese, rinfrescandosi dell'acqua che emerge da uno scavo di 8m "... Vedi, la' dove c'e' l'isolotto con il salice...". Spazi creati dove non si mette piede. La porta del giardino e' aperta e diventa verde e blu davanti, dove ci si inchina alle plantumazioni, scavi e cure alla cosa fatta il giorno prima, ogni giorno dopo. E' la scala di tutto cio' che mi tocca, quasi non mi accorgo dei miei amati biancospini perche' e' la scala di tutto cio' che mi tocca, un fuori scala rispetto alle mani.
Un bosco di piante da margine boschivo, l'erba alta, un sentiero in movimento tra gli alberi i cui frutti ci sporcano le dita "... Ma tu non ti sporchi?! ... Ah no, mi pareva!...". Ed un cerchio disegnato nel terreno per vie di sogno scozzesi per essere felici, perche' come tramite riusciamo ad esserlo, riusciamo a fare le cose, cosi' che la strada si formi ospitale: mi accoglie, come le erbe selvatiche che non si puo' evitare vi prendano dimora. Riprendiamo il sentiero.
Il caspo di insalata tagliato per me e' li' davanti sul viottolo, messo li' prima cosi' che mi ricordassi di prenderlo sulla via del ritorno. Sull'argine, a sinistra il sole e' piu' giallo, la strada bianca davanti.
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