horizons .227
Un
campo.
Invece
di immaginarlo dall’alto come fossimo uccelli vedendone
immediatamente solo la geometria che disegna le proprie forme
perimetrate dai desired paths, pensare a cio’ che succede tra me e
cio’ che mi sta davanti. Cio' che va da me al sentiero in
lontananza. Da me ad ognuno di quei desired paths che come
altrettanti orizzonti marcano e fanno cominciare il campo di nuovo.
Occorre
affidarsi ad unita’ di misura fatte di cio’ che, davanti a me,
tiene vivo il mio stupore e su cui imparo a confidare. Vedere il
campo secondo delle unita’ di misura prive di finalita' geometrica:
unita’ di misura della scoperta.
Non
un riempimento di uno spazio, bensi’ una densificazione di tale
spazio.
Spazio-racconto,
cominciato prima di me, spazio che io faccio durare, di cui ho cura,
la cui forma non mi interessa.
Proprio
perche’ non mi interessa misurarlo, il campo diventa privo di
contorno, privo dunque di forma. E' un fatto esperienziale scandito
da eventi ed accidenti nella durata che va da me a cio’ che mi sta
davanti. Unita’ di misura illimitate ed incommensurabili che
nominano il tempo, lo fanno cominciare, lo scandiscono come
altrettante sequenze di un racconto. Ecco come il tempo entra nel
progetto.
Questo
e’ il potenziale, afferente al racconto, che un campo custodisce. E
questo tempo del racconto e’ gia’ simile a un altro tempo, quello
delle piante, che crescono, mettono le foglie ed i fiori, mutano la
loro forma, dimensione e posizione. Tempo anche mio, non solo mio.
Questo carattere aperto del campo. Credo solo cosi’ si possa
raccontare tanto dell’amore per la natura.
Piantala! adieu .226
Planting Plan:
Composizione delle piante / Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents / Interspersing / Successional Planting / Self seeding (tutto in Inglese per rispetto di chi queste cose le ha create).
Affezionarsi alle piante perche' da esse, il paesaggio che viene a galla al primo sguardo, non sa staccarsi e il progetto allora si fa mimetico di cio' che si ha negli occhi; c'e' maggiore giustizia e maggiore bellezza in questo.
Richard Mabey .225
. Mabey, R., Weeds: How Vagabond Plants Gatecrashed Civilisation and Changed the Way We Think About Nature, London, Profile Books, 2010. (Erbacce. Come le piante vagabonde sono entrate senza invito nella nostra civilta' e hanno cambiato il nostro modo di pensare alla natura)
. Mabey, R., Elogio delle erbacce, Milano, Adriano Salani Editore, 2011.
Queste due indicazioni bibliografiche guidano alla versione inglese ed italiana di uno splendido libro del naturalista inglese Richard Mabey.
Paiono, in verita', due libri differenti se ci fermiamo al titolo, l'uno elogia le erbacce ironizzando bonariamente sui diffusi fastidio e paura che le erbe selvatiche portano con se', l'altro introducendo come le piante selvatiche si sono introdotte con forza nella nostra civilta' e hanno cambiato il modo in cui noi pensiamo alla natura.
Il primo e' il titolo di una riunione al te delle cinque, con la sua presunzione di superiorita' rispetto ad una vulgata ignorante che ostracizza le piante selvatiche con il loro portato di pregiudizi (atteggiamento classico di buona parte della letteratura italiana su cio' che concerne la cultura del giardino/frustrazione nei confronti della cultura inglese del giardino?); il secondo e' il titolo che guarda precisamente in faccia qualcosa e chiamandolo con il suo nome, porta dentro di se' una lima, come il pezzo di pane fatto passare attraverso le sbarre.
Le erbe selvatiche non vengono elogiate perche' non si perde tempo ad elegantemente invitare a casa chi si apre il varco da solo e nella nostra inconsapevolezza ci permette di riposizionarci nel nostro guardare alle cose che ci spaventano.
Nel risvolto dei pantaloni di un viaggiatore che varca la porta di un aeroporto ci sono semi di piante che arricchiranno l'estensione della stagione di fioritura, che le piante autoctone non riuscirebbero a garantire agli insetti del quartiere, poi della citta' e poi dell'intera regione, non appena quello piu' fortunato trovera' il giusto anfratto nel cemento o nel giardino di casa dove germogliare e crescere. Il punto e' lasciarlo crescere fino alla sua fioritura e alla disseminazione della sua ricchezza aiutandolo affinche' il flusso di quel viaggio non si interrompa.
Mabey parla di Gatecrash -entrare ad una festa non invitati- perche' a Londra e' nato il Punk e sa quanto le porte non possano fermare le erbe selvatiche perche' le erbe selvatiche sono una cosa sola con la Vita, quella con la V maiuscola che non si ferma, che va avanti e che genera Vita ad ogni soffio di vento.
Ci sono avvocati oggi alle porte degli aeroporti per aiutare quei semi a passare nei risvolti dei pantaloni e, come scrive un'amica d'oltre mare, "... ad ogni dottore bloccato alla porta di casa, molte vite non potranno ricevere le sue cure."
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Ecological Planting Design
Ecological Planting Design
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.