non c'e' bisogno di ortiche .120

Mi e' stato chiesto di parlare di quello che sto facendo nell'area verde del quartiere Barco della mia citta', Ferrara: il piccolissimo bosco.

   Il bosco del Barco e' troppo piccolo per essere un bosco ed e' abbastanza grande per partire da li' ed immaginare qualcosa di forse ancora piu' ricco di un bosco, grazie ad un colpo di fortuna.

   E' di questo, dunque, che parlero'.

   A piantarlo non sono stato io. Io sono semplicemente arrivato qualche tempo dopo a leggerlo a mio modo. E' quasi nulla, ma occorre spiegare di che cosa questo "quasi nulla" e' fatto perche' la lettura di un tale luogo divenga un modo nuovo di guardare gli spazi verdi delle nostre citta'. E certo questo non e' un modo inventato da me, perche' a mia volta l'ho appreso da qualcuno, altrove, un po' piu' vecchio di me.

   La fortuna di avere a disposizione uno spazio verde che non ha ricevuto le tradizionali cure ricevute dalle piantumazioni durante i primi anni, risiede nella possibilita' di usare tale spazio come esempio di un nuovo tipo di relazione tra il verde urbano ed il suo pubblico. Un pubblico che si fa nuovo, rinnovato da un diverso approccio al verde cittadino, grazie alla comprensione del significato ecologico che si da' alle pratiche di gestione degli spazi verdi. Occorre imparare ad accogliere l'ecologia nelle pratiche estetiche del vivere quotidiano, cosi' che il bello ed il buono siano un solo desiderio condiviso.

   "Non c'e' bisogno di ortiche" e' il titolo di un libro di Ken Thompson, professore di botanica all'Universita' di Sheffield. Non c'e' bisogno infatti di tenere le ortiche in giardino per avere un giardino ricco di uccellini cantanti. RassicuriamociThompson, K. (2006) No Nettles Required: the Reassuring Truth about Wildlife Gardening. Eden Project Books (a division of Transworld Publishers), London (paperback published 2007)

   Incuria custodita ed incuria creata si incontrano nella formazione di spazi ricchissimi dal punto di vista del valore ecologico, ovvero della ricchezza delle specie vegetali ed animali presenti. La varieta' vegetale ed animale custodita da tali spazi non necessita di grandi dimensioni, bensi' di un "come" di gestione.

   Tale ricchezza diviene abitudine pubblica ed i principi di tale gestione diventano di dominio pubblico veicolati dall'esperienza estetica della convivenza con questo tipo di spazi. L'esperienza pubblica di tale tipo di approccio alla gestione di un area verde permette la diffusione di elementi che vanno ad arricchire i singoli spazi privati, fino a giungere in ultima istanza, ad arricchire l'intero spazio verde di una citta'.

   L'intera citta' e' un grande unico giardino dato dalla sommatoria dei suoi piccoli giardini. Ecco perche' un minimo spazio e' sempre troppo piccolo ed abbastanza grande.

   Quello che sto facendo e' in verita' quasi nulla. Era quello che mi diceva, quando ero piccolo, un restauratore di sculture lignee che al tempo in cui il restauro consisteva per lo piu' in rifacimenti mimetici marcati da segnetti rivelatori dell'intervento, seppure rispettando tale scuola di pensiero, metteva mano alle sculture che i clienti gli affidavano garantendo che il legno non si deteriorasse. Tutto qui. La patina veniva salvaguardata dopo una prima pulitura leggera che rivelava gli strati inferiori laddove il tempo aveva gia' fatto riaffiorare ogni singolo strato successivo. La scultura era dunque un pezzo di legno dalla forma di angelo o madonna nel mare ondulato delle cui pieghe venivano a galla un azzurro, un oro. Il tempo e' questo colpo della fortuna di cui parlo all'inizio. Poi noi facciamo il resto.

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"garden me" / A writing about a wished frontier for the natural gardening

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Ecological Planting Design

Ecological Planting Design

Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents/ Successional Planting / Self seeding
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Selection of the right plants for the specific site.
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.