Arrivo al fatto che non si tratta di forma, ma di modo. Questo e' il punto, ora sono contento... ci voleva tanto?! C'e' voluto tanto, si, eppure "garden me" l'avevo scritto piu' di un anno fa... Ho dovuto per caso rileggere una pagina di Gilles Cle'ment per vedere dissolversi l'equivoco della forma. Dopo il selvatico London Wildlife Trust che nella sua gentilezza spiega al giardino del presente che cosa significa la parola sostenibilita', avere avuto un'ennesima sveglia da Cle'ment mi ricorda quanto ancora occorra per non cadere nei trabocchetti del foglio bianco di carta.
Ma andiamo, ancora parlare di forma?! Scrivevo del Tempo quale strumento di progetto... ed ancora pensare ad una forma?! La sostenibilita' accade, prende forma... dunque nessuna forma data, bensi' si dovrebbe parlare di un modo di fare, che inevitabilmente ed ovviamente ha una sua forma, che pero' muta di volta in volta, a seconda di come si coniughi il nostro piacere di stare in giardino con le specie vegetali che vi prendono vita, via via. Avere chiaro in testa che cosa accade in natura e disegnare sul foglio alcuni acconci accordi! La forma c'e', una forma irriconoscibile pero', perche' non riconducibile ad altro se non a qualcosa di simile a cio' che incontriamo entrando in un vecchio frutteto abbandonato, facendoci largo fra le erbe alte e gli arbusti, dove un albero colorato ed un altro albero colorato stanno fermi carichi di frutta. Occorre solo permettere che tutto cio' prenda la sua forma, via via.
A spiegarlo, ci penseremo poi, fra qualche mese e qualche anno. Intanto i signori che aiutano il parroco in chiesa mi dicono che loro non riusciranno a raccogliere la frutta dai rami perche' i Pakistani arrivano prima... ricordo al grande parco della mia citta' le famiglie pakistane raccogliere le more dai gelsi... conoscevano da molto prima di noi le more sugli alberi nella stagione giusta... dove il Pakistan comincia, dove il Morus nigra coltivato in Iran e' stato portato oltre i confini orientali. E' questione di conoscere i margini e cio' che accade nel loro spessore, riconoscerlo ogni volta e, senza tentare di chiudere in una forma cio' che vi accade dentro, permettere le sue manifestazioni. Allora magari arriviamo insieme!
Una poetessa iraniana che canta "Saluterò di nuovo il sole. E saluterò la terra. [...] con i miei capelli [...] e i miei occhi."
RispondiEliminaE il suo "arriverò" suona come un andare oltre i confini.
In sintesi: Hair like Spanish Moss, pur non essendo Bach.