Oggi ho messo in vaso due rose: ho preparato il terriccio nei
vasi prendendolo da altri vasi, ho travasato le rose e ho messo i vasi in due angoli ancora disponibili, quindi ne ho preso uno per spostarlo da un posto ad un altro urtando un vaso che stava piu' in alto che è
caduto su quello che tenevo in mano il quale mi è sfuggito cadendo
su una rosa appena invasata, rompendosi insieme all'altro vaso e a due rametti
della rosa e distribuendo tutta la terra sul pavimento.
In generale non batto ciglio davanti alla rovina di un lavoro preciso che si e' sommato sulla schiena. So che il mio modo di fare rapido, detto anche "del tasso", non sempre si armonizza con l'intorno ed il tasso non e' il poeta della corte Estense bensi' l'animaletto che ad un certo punto perde la sua temperanza e scatta contro il pericolo senza temere alcunche' e senza misurare le proprie forze crolla sfinito, salutando cosi' il mondo. Questo e' il tasso.
Sono un po' cosi' in effetti ed i miei amici sanno che ad un certo punto possono contare su questo extra burst of energy che mi fa risolvere in breve tempo cio' che sembra lungo e faticoso. Sanno anche che questo deriva dalla mia pigrizia che tutte le inventa per, non volendo certo rinunciare ad un'impresa, ridurre la fatica fisica da essa richiesta... e' astuzia, forse e se in altri ambiti questo modo di essere potrebbe essere criticabile (e quasi sempre da chi ha poca fantasia o disinvoltura), nel giardinaggio e' una virtu'.
Certamente pero' puo' fare danni, come quello dei vasi di oggi, il non stare troppo a ragionare sui possibili scenari di un'azione: il vaso e' pesante, c'e' freddo e le mani non sono piu' tanto sensibili, la terrazza e' una giungla (di 1mq!). No, questo prevedere e' veramente noioso, quindi scatta il tasso e a volte i vasi si rompono. Ecco perche' non batto ciglio, lo so gia'.
La vecchiaia di un tasso giardiniere sicuramente sara' piu' calma. Sara' preciso e questo gli bastera', come la virtu' che e' premio di per se stessa e la pigrizia avra' lasciato il posto alla persuasione che le cose che occorre fare somigliano al tempo, ai minuti, alle ore. Pero' che soddisfazione nel fare in due secondi quello che richiederebbe un'ora! Che bello tenere insieme il momento del desiderare una cosa e quello del realizzarla! ... Certo, l'impazienza, ma c'e' qualcosa d'altro, altrimenti Pasolini, allievo di Giotto, non direbbe: "... Perche' realizzare un'opera, quando e' cosi' bello sognarla soltanto...".
Si tratta di essere gia' "dopo" il fare. E non e' certo disincanto, no, bensi' semplicemente il saperlo. E fare.