La casa dove ho vissuto con la mia famiglia, a momenti alterni fino ai 30 anni, ha un giardino. Meglio, ha uno spazio aperto al cielo di 5 metri per 7 che chiamo giardino perche' negli anni lo e' stato. Ed ora vuole tornare ad esserlo.
Senza erba e con un albero di Cydonia oblonga (melocotogna) -che negli arazzi tessuti nella mia citta' a meta' del '400 ha un colore verde bosco anziche' giallo caldo- ha anche un melo ed un pero, da pochi giorni, da quando ho deciso di riprenderne le fila.
Dove c'era una leggera mancanza di terra questo pomeriggio ho messo delle formelle di pavimento di cotto. Un lavoro rozzo, senza sottofondo, come c'era da immaginarsi conoscendomi, quando, ad ogni piega delle formelle, un giardino diverso puo' cominciare.
E' cosi', il verde tinge di carciofo anche le cotogne disegnate e tutto comincia fatto di lana: castello, dama, alberi e colline. Il paesaggio e' questo, c'e' un castello nella mia citta' e ci sono le ragazze, gli alberi e anche le colline, quando e' bel tempo.
E quindi il giardino comincia da qualche felce, che naturalmente non ho trovato quale volevo e che gia' mi piace di piu' di quella immaginata, qualche Heuchera sanguinea 'Splendens', di quel rosso-arancio-rosa che sarebbe stato troppo costoso per un arazzo non principesco, ammesso che le Americhe fossero state scoperte quaranta anni prima, insieme alle heuchere delle loro montagne boscose.
Si tratta di amare il bosco per rintracciare cio' che fa un bosco. Ovviamente poco importa che ci sia un reale bosco da qualche parte, dove insieme a felci nascano heuchere, meli e peri. Ma come il verde del carciofo copre tutto, anche il giallo caldo, cosi' tutti i boschi del mondo portano alla nostra immaginazione tante piante quante ne vogliamo e ci sorprende un albero di mele in un reale bosco perche' portato dai droppings di un uccellino. Ed allora non sappiamo piu' se esiste un bosco-bosco o se la casualita' del bosco non possa passare per l'immaginazione, cosi' aerea da poter essere seguita a perfezione dal volo di un uccellino.
Si tratta di imparare che la natura, nella sua estrema precisione, stupisce nell'accostare l'imprevedibile, perche' altro non ha da osservare al di fuori della luce e dell'acqua. E allora mi concentro sulla semi ombra del bosco, che e' la luce del mio giardino e, per un senso di attrazione che non sa staccarsi dal paesaggio boschivo, sul carattere selvatico che tale luce conferisce a cio' che vi cresce. Comincio da questo.
E' allora che il bosco entra nel mio giardino, pronto ad esimersi dall'avere un corretto sottofondo di sabbia dello spessore di tre centimetri come ogni libro di garden design insegna. Perche' esattamente fra tre anni, quel sottofondo sara' corroso dalla piu' amabile delle erbacce che insieme al muschio rendera' verde tutto, anche la melocotogna caduta, a meta' novembre e gia' diventata marrone-arancio-verde.
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