Calder ha descritto, nell'aria cui esse appartengono, le
relazioni tra le cose in un loro istante di equilibrio. Ha mostrato come i
fenomeni si tengono disegnando con il fil di ferro il meccanismo di compensazione reciproca in cui
stanno le varie esperienze. Come se gettando una rete -soltanto invisibile- in
aria, sulle cose, le persone, le città, le montagne, le galassie, le invisibili
relazioni di compensazione si mostrassero in uno degli infiniti istanti del
loro manifestarsi e, in quello, emergesse il suono senza colore da cui
proveniamo e in cui viviamo, che non riusciamo ad udire se non raramente e che
ci sforziamo di ascoltare quando, nel quotidiano delle nostre vite, l'equilibrio tra i movimenti reciproci delle cose e delle persone è la nostra
unica possibile grande capacità di gioia. E questa gioia è dell'aria e del gioco.
Nessuna volontà di
controllo può conoscere l'infinito invisibile che tiene insieme come collante
le cose, perché la ragione delle cose non è un oggetto, non è trattenibile da
un unico occhio bensì è la relazione reciproca, la proporzione
relativa, il dialogo in atto tra diversità compresenti che solo l'aria, fatta
di mille piani, può ospitare. Tale dialogo può soltanto essere descritto nel
proprio manifestarsi perché non possiamo nominare un dialogo bensì solo le sue
diverse voci nel loro manifestarsi.
Calder ha descritto il dialogo della vita seguendolo nel suo equilibrio, soltanto seguendolo, nel suo movimento intimo, nella sua natura di soffio. Non è l'aria dalla
finestra che muove i mobiles, ma il soffio delle voci nel loro approssimarsi l'una
all'altra, il soffio presenza delle voci. Come le foglie quando si tendono al ramo al muro ad altre foglie.