Perche' di tutto Boboli proprio la limonaia?! Forse perche' i fiori dei limoni davanti ai vetri profumano la corte e dentro e' tutto bianco... forse perche' il bianco dato ai vetri a mascherare il sole basta per le piante, ma non per noi... forse perche' quelle rose diventano azzurre e gialle come il primo colore della porta e del muro ed il legno rosa compare da sotto a ridare alle rose il loro colore?
Come i piu' bei giardini rinascimentali italiani Boboli si tiene grazie all'architettura. Non potrebbe cominciare altrove dal teatro in cui la natura e la scultura diventano insieme la piu' esplicita delle rappresentazioni del potere. Qui bellezza e pace ed oltre il muro il mondo violento: fontane lungo gli assi visivi e concrezioni calcaree applicate ai muri di cinta... la natura trovata nelle grotte ruvida e grezza diviene qui piu' bella e ha la leggerezza d'invenzione dell'acqua che zampilla da forme lisce e lucide di marmo.
C'e' qualcosa a Boboli che mi colpisce. Una sorta di maturita' di intenti rispetto all'ostentazione del meraviglioso trovata nei due capolavori dei giardini rinascimentali, piu' o meno coevi, di Villa Lante e Villa d'Este. A Boboli tutto si tiene insieme ben distribuito nella vastita' e varieta' del territorio e l'architettura segue il paesaggio naturale piu' che disegnarlo, cosi' che il paesaggio non fa in tempo a diventare un lavoro d'oreficeria come fosse una saliera o un calamaio. La collina e' scavata lasciando ampio respiro al pendio, facendolo entrare nel palazzo con le sue forme fatte di terra. Certo mediate da un teatro di sedili di pietra, ma le forme sono fatte piu' di aria e di terra che di architettura. Ci si puo' immaginare il ben altro cesello di Villa Lante o Villa d'Este, dove il giardino e' una miniatura piu' che un dipinto.
Forse una maturita' di controllo spaziale nuova e propria di uno specifico luogo, Firenze, dove qualche tempo prima aveva operato Filippo Brunelleschi... Ricordo: "... Non gli importava nulla di come fare le modanature della lanterna della cupola di Santa Maria del Fiore... cio' che aveva in testa era una spazialita' totalmente nuova...", cosi' il nostro professore di storia dell'architettura mentre raccontava la rivoluzione spaziale nella Firenze del '400. Uno spazio non piu' esiguo e serpeggiante, bensi' esploso, ampio e controllato dalla prospettiva, tenuto insieme pure nella infinita varieta' dei suoi accidenti e dunque proprio per questo lasciato disponibile ad un piu' ampio aperto. Che meraviglia pensare alle strette vie medievali cosi' simili a ruscelli in curva, in cui Brunelleschi camminava immaginando il mare... c'e' di che sentire la vertigine del vuoto.
Sicuramente le dimensioni generose di Boboli dettano una diffusione degli elementi architettonici e scultorei tale che ci si possa permettere il lusso della sobrieta'. La sobrieta' pero' forse e' la ragione guida. E cifra ancora di un'altra cosa che mi ha colpito.
La' dove non c'era piu' bisogno di rappresentarsi davanti ad un visitatore che si fosse inoltrato fin li', lungo il muro di confine a Sud, ecco una sequenza di cascatelle che da una quindicina di teste di mostri sgorga di bacino in bacino accompagnando il passo. Poste lungo una sorta di corrimano ci sono teste di animali marini di pietra con la lingua di piombo... alcune teste hanno ancora la lingua... una di queste e' graffiata dal metallo di uno strumento usato per rimuovere il muschio, un'altra e' stata piegata e ripiegata ed e' diventata fragile. Ancora li'. Lontano dallo sguardo dei visitatori, sul cammino lungo il muro di confine, alcuni mostri hanno ancora la lingua.
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