Il maestro di Webern, Schönberg, disse all'allievo di guardare le nuvole. Questo e' tutto cio' che ricordo di quello che ho letto di lui e ricordo anche l'impegno a seguire questi paesaggi strani che prendevano comunque forma davanti o, piuttosto, dentro. Con il tempo questi paesaggi diventavano piu' familiari e si facevano piu' somiglianti gli uni agli altri ed anche piu' simili a cio' che avevo davanti, anzi avevamo, visto che non ero solo in queste peregrinazioni.
Leggevo questo pomeriggio Roger Deakin in Notes from walnut tree farm: "La musica e' come le possibilita' decorative, sinfoniche di un bosco: infinite combinazioni di note o ramoscelli, foglie e vento, forme di rami contro il cielo.". Le note gia' diventano i ramoscelli, a lui piu' familiari, degli alberi del Suffolk. E' questa equivalenza di forme ed emergenze sonore, incomprensibili e comprensibili soltanto se frequentate e comprese immergendosi nella lingua cui esse appartengono. Roger Deakin si immergeva nei canali del suo paesaggio e vedeva dal basso gli alberi lungo le rive.
Occorre camminare nel bosco per imparare a seguire le variazioni da albero ad albero, da ramo a ramo dove in alto non c'e' piu' soluzione di melodia e i ramoscelli piu' fini continuano tra loro perdendo la specifica appartenenza alle specie arboree. Occorre ascoltare una nota che diventa un'altra per accorgersi che le nuvole perdono la forma per affidarsi ad un'altra forma. Non e' difficile, si tratta di permettere ad un universo formale, qualunque esso sia, di venire a galla in forme d'affezione. Queste forme poi organizzeranno la grammatica e la sintassi di un linguaggio non piu' estraneo, finalmente proprio. Natura, musica, pittura...
Lentamente la musica contemporanea perdeva la melodia conosciuta per farsi piu' simile al rumore che fanno gli alberi, gia' piu' simile al passaggio della luce dal chiaro della campagna allo scuro dei primi cespugli e poi il fitto del bosco dove il passaggio e' gia' fatto di odori e non piu' di luce, gia' altro il codice, un po' piu' intimo, dove il muschio e la corteccia si combinano all'infinito per diventare la nostra forma d'affezione al bosco.
A distanza di anni sono curioso di vedere se i cinque movimenti per orchestra d'archi op. 5 mi porteranno in un luogo ignoto o nel bosco che ho conosciuto. Le amicizie poi sono in viaggio anche loro e compaiono sempre tra le note.
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