Si parla
di Hybrid
Parks. Tradotto
in Italiano diventa Parchi Ibridi. Possiamo spingerci oltre e pensare
di tradurlo dal linguaggio verbale al linguaggio visuale, come nella
prima meta' del XIV secolo Ambrogio Lorenzetti dipingeva
nell'affresco dell'Allegoria
del Buon Governo sulle
pareti del Palazzo Pubblico di Siena, era l'anno 1338. Chi canta e
danza, chi attende alle proprie faccende, una citta' si apre alla
campagna, le persone entrano ed escono, chi va a caccia e chi porta
merci. La citta' si apre alla campagna attraverso una fascia di orti
e vigneti adiacenti le mura. E' l'immagine della Pace, un'immagine di
cose differenti ed in armonia tra loro, molteplici e colorate. E'
l'allegoria del Buon Governo. Sulla parete di fronte un'unica macchia
grigia e marrone del colore di boschi devastati e campi abbandonati
e' l'immagine del Cattivo Governo.
Il
paesaggio diventa strumento di rappresentazione della condizione
della citta'. Ma accade qui qualcosa di piu', e' il potere
dell'allegoria. L'allegoria si compone di determinate cose: le
ragazze che danzano ridendo, le finestre aperte delle case, i negozi,
i campi coltivati e queste cose sono identiche a cio' che per noi
significa Pace, queste cose sono
la Pace. L'allegoria fissa l'identita' tra la Pace ed il suo
Paesaggio, generando in noi un senso di familiarita' e di
appartenenza ad esso. La forza dell'allegoria e' qui: crea
un'indissolubile unita' tra quel Paesaggio e cio' di cui noi abbiamo
bisogno. In una sala del Palazzo Pubblico di Siena, la Pace e la
citta' del XIV secolo avevano trovato il proprio Paesaggio.
A
Ferrara,
dal XV al XVI secolo, il grande potere economico-militare dei duchi
Estensi assumeva una duplice forma, da un lato, armi di ultima
generazione da usare e vendere ai potenti d'europa e, dall'altra, le
Delizie, palazzi con giardini in cui la corte abitava alcuni mesi
all'anno: il giardino, in un'epoca di guerra, e' manifesto di potere
e sua rappresentazione.
La
presenza di queste aree verdi nella citta' di oggi e' rimasta
pressoche' intatta. La vista dall'alto mostra la zona Nord-Est della
citta' di colore verde continuo ed e' qui che accadono le cose piu'
interessanti. Cio' che si percorre e' una rara fusione di sacro e
profano tra orti medievali. Entro il perimetro delle mura una
campagna mantiene il proprio uso, non solo la propria persistenza
formale, come area di rispetto tra i due cimiteri cristiano ed
ebraico che ne hanno garantito la durata.
Forse
Ferrara puo' ospitare un ragionamento sugli Hybrid
Parks
perche' li conosce da tempo o meglio conosce possibilita' antiche di
gestione dello spazio verde pubblico che possono essere fonte di
stimolo per il mondo contemporaneo. Un'idea super-moderna, quella
degli Hybrid
Parks,
trova qui, quasi casualmente, delle radici. Questa idea, radicandosi
nel tempo, acquista una patina di normalita', di ovvieta' che ci
restituisce all'evidenza del suo piu' autentico carattere e sua piu'
autentica ricchezza: la molteplicita'. La normalita' che si incontra
a Ferrara rende l'idea della fusione di urbano ed agricolo
piu' familiare, piu' consueta ovvero gia' piu' disponibile a
sedimentarsi nell'immaginario di tutti coloro che l'attraversano. Si
tratta allora di giungere alla fine del workshop con in se' maturato
un senso di riscoperta, quasi di ovvieta' visiva e percettiva circa
il significato di hybrid e
con essa maturato il bisogno estetico di questo tipo di paesaggio.
Un'appartenenza tout
court.
Le forme progettuali di tale riscoperta, poi, sono tutte da
inventare.
Nella
forma
di un giardino -ogni Parco e' un giardino- trova rappresentazione
l'urgenza di chi lo crea e la storia del giardino e' un continuo
cambiamento di forme e di idee, come teatro di una rappresentazione
che muta di volta in volta i suoi contenuti.
Sappiamo
tutti che l'urgenza ecologica e' l'idea dominante del nostro
presente. Si tratta allora di trovare una risposta alla questione:
quale sia la forma di giardino in grado di interpretare questa
urgenza. Mi piace pensare che il giardino in grado di interpretare le
cose che piu' ci stanno a cuore abbia una forma insolita, capace di
seguire le piante nel loro sviluppo naturale.
Il
bello e' che ad accogliere l'Ecologia nel nostro sguardo si arriva al
punto di non poterne piu' fare a meno... Il piu' avventuroso dei
giardinieri inglesi si chiamava Christopher Lloyd ed il 21 Dicembre
'78 scriveva: “... E' questione di educazione: se sei cresciuto
correndo nell'erba alta, non ne puoi piu' fare a meno.” Non
poter piu' fare a meno di una Bellezza che viene a galla in forme non
piu' riconducibili ad una consueta idea dell'ordine, ma sinonimi di
varieta' biologica... "Pettini con la mano le erbacee a fine stagione." scrisse il designer olandese Henk Gerritsen in una lettera alla sua ultima cliente.
Si
tratta di creare una cultura del verde aperta a soluzioni adatte al
fenomeno di lento e progressivo impoverimento della diversita'
climatica, adatte alla tendenza all'innalzamento delle temperature e
alla scarsita' d'acqua. Attenzione alla sostenibilita' nella scelta
vegetale da coniugare con un tipo di progettazione informata ai
sistemi vegetali che si trovano in natura nella creazione di
comunita' vegetali semi-autosufficienti. Piante resistenti e durature
messe a dimora in seno ad una progettazione che, facendosi mimetica
dei paesaggi naturali, sia in grado di condurre il dinamismo delle
comunita' vegetali nel paesaggio delle nostre citta'. La gestione di
questi spazi assecondera' sia l'opportunita' autunnale ed invernale
di insetti ed uccelli di nutrirsi dalle teste dei fiori secchi, sia
la bellezza formale delle erbacee perenni nella loro fase invernale,
intervenendo solo allora alla loro recisione, con un contenimento
delle spese. E cosi' pure lo sfalcio delle comunita' vegetali prative
verra' differenziato, laddove la fruizione pubblica lo permetta,
lasciandole al loro naturale sviluppo, anche in questo caso con un
contenimento delle spese grazie al fatto che lo sfalcio di fine
stagione e' affidato ad agricoltori per l'alimentazione degli
animali. Sostenibilita' nella scelta delle specie,
sostenibilita' nella progettazione e sostenibilita' nella gestione.
Sostenibilita'
allora diventa qui sinonimo di molteplicita', quella molteplicita' di
cui parlavo all'inizio, di cui e' fatto il Paesaggio della Pace
nell'affresco dell'Allegoria
del Buon Governo.
Il
rischio di non ascoltare l'urgenza ecologica non traducendola nelle
forme ad essa piu' consone e' che il paesaggio in cui viviamo non
rappresenti piu' nulla per nessuno e che le sue forme si ripetano
senza creare intorno a se' alcun senso di condivisione. Ed e' di
condivisione che si crea la Citta'. Se il Buon Governo e la sua Pace
avevano trovato nel XIV secolo la loro adeguata rappresentazione
pittorica, il proprio Paesaggio, noi dobbiamo interrogarci su quale
forma l'urgenza ecologica del XXI secolo, la nostra
Pace,
puo' trovare la propria adeguata rappresentazione. Quale sara' la
nostra allegoria?
Ferrara
non ha grandi risorse economiche, ma si e' dotata di uno strumento di
gestione degli spazi verdi pubblici che puo' permettere novita'. Si
chiama Adozione Verde: privati cittadini si associano senza scopo di
lucro ed adottano per la durata di cinque anni un'area di dimensioni
variabili dai 20mq ai 2.000mq. L'uso differenziato dello spazio
pubblico si moltiplica cosi' per l'intera citta' arricchendosi dei
piu' svariati molteplici apporti dei privati cittadini. Ed e' qui che
si torna all'importanza dell'informazione e della cultura della
cittadinanza per garantire la qualita' delle sue proposte.
E'
cosi'
che hybrid
perde ogni connotazione dimensionale e diventa: consuetudine di
pensiero ed e' cosi' che puo' spingersi un po' piu' in la' dell'idea
di Parco ed entrare nelle nostre case ad arricchire i frammentati
spazi verdi privati per trasformarli e farli funzionare in una
unita' piu'
grande. Se immaginiamo di guardare dall'alto la citta' di Ferrara,
con la fortuna di vedere come gli uccelli, l'insieme frammentario dei
suoi giardini si rivela qual e': gli uccelli non si curano dei muri
divisori tra giardino e giardino, volano sopra un unico
giardino
grande quanto l'intera citta', la cui ricchezza e' data dalla
varieta' dei tanti piccoli habitat che lo compongono. Non e'
questione di scala, bensi' di approccio ed ha un nome: molteplicita',
ancora una volta.
Se
questa visione si fa piu' matura Ferrara, come molte altre citta',
puo' non aver bisogno di un hybrid park, perche' gia' e'
un
hybrid park, in quanto gia' funziona
come tale. Soltanto e' necessario che si faccia piu' maturo ovvero
piu' diversificato il modo in cui i suoi spazi verdi funzionano nel
loro insieme, ciascuno avvalorato dalla propria particolarita'. La
molteplicita', che qui a Ferrara con un salto di scala temporale
inatteso tiene unito il presente al medioevo, puo' diventare
molteplicita' spaziale in grado di tenere e fare funzionare insieme
il piccolo giardino ed il grande parco, rendendo ogni scala di
intervento piu' fluida, piu' adattabile; ovvero, in una sola tensione, rendere la nostra Allegoria piu' attenta alla fragile imprevedibilita' del nostro tempo.
Tendiamo sempre a pensare a noi stessi in termini di separatezza, ma come insegna lo Yoga... questo è folle. Come la pianta, anche noi abbiamo un luogo nel nostro corpo dove l'esterno comunica con l'interno, dove l'aria entra in noi e dove non è possibile stabilire dove finisce l'Io e dove comincia il Mondo. Nonostante non sembriamo simili agli alberi e ai giardini, in realtà anche noi siamo ibridi e abbiamo radici nella terra e foglie protese verso il Sole. Difendere la molteplicità è difendere noi stessi, ma ho la sensazione che finché non saranno troppe e ingestibili le persone come me - intossicate da un ambiente malsano - sarà veramente difficile arrivare a un buon governo. Grazie per quello che fai.
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