genius loci di un rettangolo sfumato .78

Questa mattina il piccolo bosco si e' svegliato nella nebbia ed ora sara' fluorescente nei primi raggi del sole. Ieri sono andato e c'era il sole.

   C'era il sole... (un coltivatore a motore potrei affittarlo)... i frutti di rosa canina erano aspri... (c'e' un mix di fiori selvatici della Oaks Farm che potrei seminare)... gli ontani devono essere tagliati e due o tre ciliegi potrebbero sostituirli... ("Hedgerow mix", cosi' si chiama il loro preparato di fiori selvatici da zona ombreggiata)... l'erba, si', e' da tagliare, ma solo per disegnare il passaggio e liberare il terreno alla base degli alberi -forse anche di alcuni arbusti- cosi' che possano avere nutrimento...

   E' inevitabile. Penso allo spazio vuoto intorno. Ogni pensiero dedicato al boschetto ne porta necessariamente un altro che preme e dice: "Ci sono anch'io!". Viene dal doppio filare di pioppi, dal grande campo vicino alle case, dal sentiero li' accanto e proprio non riesce a farne a meno, vuole entrare anche lui nello scenario di quello che potrebbe diventare questo luogo. E gia' non mi viene piu' da chiamarlo solo rettangolo o boschetto come l'ho chiamato finora.

   Gli occhi sono fatti per guardare e non stanno fermi e, davanti ad un vasto spazio erboso che fiancheggia il lato regolare di un giardino, il giardino vorrebbe espandersi, diventare tutto il paesaggio. Questo e' il borrowed landscape, il paesaggio preso in prestito cui il giardiniere paesaggista esperto affidava il giardino, come ad una madre, perche' lo vivificasse con la sua ampia visione, con il suo senso della prospettiva di una vita, dell'unita' delle cose. La campagna allora entrava nel giardino o era il giardino che da una siepe allentata o un diaframma di erbe lasciate piu' alte al confine che separava le proprieta', si apriva alla campagna.

   E' qualcosa di meraviglioso, forse la cosa piu' meravigliosa che mi sia accaduto di provare in un giardino, un giardino speciale, il giardino di Beth Chatto: il passaggio dalla zolla d'erba alta del bordo dello stagno alla staccionata di confine in legno di castagno ed al bordo, gia' oltre, del bosco e gia' oltre la campagna che si apriva alla campagna. Il giardino non era piu', ero solo io in un luogo.

   Lo spirito del luogo, il "Genius luci" di cui parla il poeta Pope sono sicuro sia questo. Quando ci si perde in qualcosa che accade e non ha nome. Un momento di densita' d'unione con il creato che si traduce immediatamente dopo nell'immagine culturale che cercheremo di ricondurre ad un dipinto o una lettura, quando la mente torna alle distinte forme, alle virgole, alla coordinazione e la descrizione ricomincia. Ma intanto quel luogo ha, anche per un solo istante, detto qualcosa e ha dettato le sue ragioni, il suo diritto forse e perche' no il suo giocare con noi nell'unico modo ad esso possibile, nell'unico modo a noi possibile. Se un giardino non e' questo, allora non c'e' giardino.

   L'entrata del paesaggio nella mente degli Inglesi si ispirava ai pittori, ma non solo. Era un bisogno su vasta scala di liberta'. Certo il paesaggio entrava ancora solo nei luoghi e nella vita di pochissimi. Ma era entrato. Era questione solo di tempo, come sempre accade.

   Un fiore selvatico e' questo, fosse anche non selvatico, in grado di sfumare un rettangolo un po', ai lati. 

1 commento:

  1. Erba alta e molto verde, che bella. E' più verde quando prima piove? E sotto agli stivali? Una sorpresa buona, terra e foglie umide e gocce tutto come raccontato, come descritto, cure invisibili come uno sguardo continuo con mani che sorridono. Mai capitato di entrare -così, senza fare il biglietto, senza varcare una soglia, senza aprire una porta, in fondo senza sapere dove- in un luogo, a passo nudo, così come dice chi lo disegna. Forse non ho ancora incontrato il giardino di cristallo, ma ieri sì c'era un bel sole e quelle mi sembravano le bacche di cui avevo un'immagine, quelli mi sembravano arbusti alberi e fiori "zitti come i topolini... ad aspettar". Dormivano tutti, spero di non avere disturbato.

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"garden me" / A writing about a wished frontier for the natural gardening

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Ecological Planting Design

Ecological Planting Design

Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents/ Successional Planting / Self seeding
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Selection of the right plants for the specific site.
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.