Darwin .142


















Il giardino Priona di Henk Gerritsen scorre nel mio iPhone tra le foglie dell'ippocastano di due anni e le erbe cresciute dai semi dei prati del Friuli.

   Darwin ha trovato acerrimi nemici nei professori delle grandi istituzioni scolastiche inglesi.

   Discendere dalle scimmie non mi fa certo piacere visto che di esse ho perso piu' o meno tutto divenendo sempre piu' fragile nel processo evolutivo, degli uccelli poi non posseggo piu' le ali, del respirare sott'acqua dei pesci non se ne parla neppure e, ultimo gradino, della medusa primigenia non posso neppure rivendicare la pigrizia con alcun onore... Qui spunta una manina, li' una pinnetta ed i due embrioni fino a quel momento simili simili, prendono le loro vie di milioni di anni. E via, siamo trasformazione in atto di materia vivente! Bello no?! Almeno per un po' pero' la nostra forma ci e' garantita, questo si.

   Come pensare allo scorrere della vita nelle nostre cellule senza sentirsi sciogliere i tessuti, i tendini, le ossa, in qualcosa di fluido, permeabile, che fra milioni di anni avra' assunto una forma totalmente diversa e pure colta in un istante del suo instancabile durare continuo di trasformazione... sempre piu' lontano dai pesci, dagli uccelli, dalle scimmie... dall'uomo... Simile a chi? Da chi dissimile? Eppure...

   Eppure e' meraviglioso pensare che, in tutto questo infinito moto, accade che noi ad un certo punto siamo attratti ed affidiamo la nostra vita ad un volto, uno sguardo, un profilo e ci perdiamo in esso divenendo eterni. E' l'oblio, che viene da chissa' dove dentro di noi. Vero mistero, questo si. Molto simile al mare da cui veniamo appunto, ed in cui ci pare di fonderci, quasi un ritorno a casa, un ritorno all'origine, all'unita', ovunque questa nostra materia vivente si trovi nel corso della sua evoluzione. Sempre li'. Sempre disponibili al ritorno. Ogni volta ancora un volto appare ed ogni volta ancora esso ci fluidifica e quasi noi diventiamo la medusa di cui abbiamo ancora e sempre un brevissimo segmento di DNA.

   Cos'e' che viene a galla? Da dove? Come si chiama e come si spiega? Di cosa siamo fatti?

   Materia in trasformazione animata nel profondo da qualcosa che e' in grado di sottrarla al tempo rendendola eterna ad ogni respiro. La materia cosi' si salda al principio vitale che un volto di un'altra persona porta a galla dal profondo. Principio vitale immensamente piu' forte della forza di trasformazione della materia che invece spinge oltre, procede instancabile e non si ferma. Quel principio vitale ci fa fermare ed uscire dal tempo.

   La materia allora puo' anche procedere nella sua trasformazione, ma una parte piu' profonda, sconosciuta fino ad allora, separa la propria via da quello scorrere. E' uno stato di oblio e di eternita' in cui la percezione che noi abbiamo di noi stessi non e' piu' fisica. Ci sentiamo fatti di una materia nuova, ancora permeabile e fluida, non piu' pero' in movimento. Uno stato di continuita' e durata, anziche' di moto. Le onde rientrano nel mare di cui sono fatte.

   Siamo quanto di piu' passeggero possa esistere e non solo non ce ne accorgiamo, ma anche, a tratti, diventiamo eterni!

   Questo, per quanto riguarda l'animale uomo nel suo stato attuale. E fra milioni d'anni? Davvero ancora tutto si fermera' davanti ad un volto? Chissa'.

   E tutto dall'applicazione "BBC iPlayer" dell'iPhone, ora tra i vasi del mio terrazzo. Un paio di documentari dedicati a Darwin ed ecco che faccio un balzo di piu' futuri, come nessuna lezione al liceo mi aveva lasciato.

1 commento:

  1. Quando incontri quel volto è come tornare a casa, c'è stupore nel capire
    che forse non l'hai mai lasciata. È il fondersi di più geni tanto diversi,
    ma potentemente uguali che istintivamente fanno procedere la vita. Quando
    incontri quel volto, allora ti senti finalmente al sicuro.

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"garden me" / A writing about a wished frontier for the natural gardening

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Ecological Planting Design

Ecological Planting Design

Drifts / Fillers (Matrix) / Natural Dispersion / Intermingling with accents/ Successional Planting / Self seeding
What do these words mean? Some principles of ecological planting design. (from the book: "A New Naturalism" by C. Heatherington, J. Sargeant, Packard Publishing, Chichester)
Selection of the right plants for the specific site.
Real structural plants marked down into the Planting Plan. The other plants put randomly into the matrix: No. of plants per msq of the grid, randomly intermingling (even tall plants). Succession through the year.
Complete perennial weed control.
High planting density. Close planting allows the plants to quickly form a covering to shade out weeds.
Use perennials and grasses creating planting specifications that can be placed almost randomly.
Matrix: layers (successional planting for seasonal interest) of vegetation that make up un intermingling (random-scattering) planting scheme: below the surface, the mat forming plants happy in semi-shade, and the layer of sun-loving perennials.
Plants are placed completely randomly: planting individual plants, groups of two, or grouping plants to give the impression of their having dispersed naturally. Even more with the use of individual emergent plants (singletons) that do not self-seed, dispersed through the planting.
An intricate matrix of small plants underscores simple combinations of larger perennials placed randomly in twos or threes giving the illusion of having seeded from a larger group.
The dispersion effect is maintained and enhanced by the natural rhythm of the grasses that give consistency to the design. They flow round the garden while the taller perennials form visual anchors.
Allow self-seeding (dynamism) using a competitive static plant to prevent self-seeders from taking over: Aruncus to control self-seeding Angelica.
Sustainable plant communities based on selection (plants chosen for their suitability to the soil conditions and matched for their competitiveness) and proportions (balance ephemeral plants with static forms and combinations such as clumpforming perennials that do not need dividing: 20% ephemeral, self-seeding plants, 80% static plants) of the different species, dependent on their flowering season (a smaller numbers of early-flowering perennials, from woodland edges, which will emerge to give a carpet of green in the spring and will be happy in semi-shade later in the year, followed by a larger proportion of the taller-growing perennials which keep their form and seed-heads into the autumn and the winter).
Year-round interest and a naturalistic intermingling of plant forms.
Ecological compatibility in terms of plants suitability to the site and plants competitive ability to mach each other.
Working with seed mixes and randomly planted mixtures.
Perennials laid out in clumps and Stipa tenuissima dotted in the gaps. Over the time the grass forms drifts around the more static perennials and shrublike planting while the verbascum and kniphofia disperse naturally throughout the steppe.
Accents: Select strong, long lasting vertical forms with a good winter seed-heads. Select plants that will not self-seed, unless a natural dispersion model is required.
Planes: if designing a monoculture or with a limited palette, more competitive plants may be selected to prevent seeding of other plants into the group.
Drifts: to create drifts of naturalistic planting that are static in their shape over time use not-naturalizing, not self-seeding, not running plants.
Create naturalistic blocks for the seeding plants to drift around. For the static forms select plants that do not allow the ephemerals to seed into them.
Blocks: use not-naturalizing species, in high densities, in large groups.
Select compatible plants of similar competitiveness to allow for high-density planting (to enable planting at high density in small gardens).
Achieve rhythm by repeating colours and forms over a large-scale planting.